Compensazioni, la ricerca di gettito che non fa più differenze
A volte il legislatore insegue il miraggio di dare un ordine definito e sistematico alla disciplina tributaria. Questo obiettivo, però, è spesso messo in discussione dalle esigenze pressanti di preservare il gettito dalle frodi e dagli abusi, dalla necessità di limitare le distorsioni portate dall’utilizzo illecito di strumenti necessari al funzionamento della complessa macchina tributaria. In questa continua altalena di provvedimenti si rischia di mettere in secondo piano la finalità più importante che deve essere sempre quella di agevolare il contribuente onesto, facendo percepire il senso di giustizia e di equità del sistema tributario nel suo complesso.
Il caso delle compensazioni dei crediti di natura fiscale e le continue modifiche che questo istituto ha subito negli ultimi anni ci fanno riflettere sugli ostacoli che si trovano disseminati sulla strada del corretto adempimento.
La compensazione, infatti, è uno strumento importante che consente di ottimizzare le disponibilità finanziarie di cittadini e imprese, una boccata d’ossigeno in questi anni caratterizzati da una difficile congiuntura economica e finanziaria. Le numerose limitazioni esistenti rischiano, di fatto, di comprometterne l’utilizzo per il timore dell’utilizzatore e del professionista che lo assiste d’incorrere nell’irrogazione di pesanti sanzioni. Va ricordato, a tal proposito, che ai fini del regime sanzionatorio le indebite compensazioni di crediti non spettantii, sono assimilate, di fatto, a un omesso versamento, come affermato anche dalla recente giurisprudenza della Cassazione.
Senza una modifica d’indirizzo non saranno solo alcune particolari fattispecie di crediti d’imposta ad entrare “nella bufera”, bensì, indiscriminatamente tutte le tipologie di crediti compensati. Esiste, dunque, un reale pericolo che, per bloccare le compensazioni irregolari, si produca una brusca frenata su tutte le compensazioni, creando un notevole disagio al già tartassato contribuente onesto. Il messaggio che il recente provvedimento rischia infatti di trasmettere agli operatori, per la genericità delle informazioni fornite e per la filosofia di fondo, è più quello di una dissuasione generalizzata all’utilizzo dei crediti legittimamente spettanti, che un blocco alle compensazioni ad alto tasso di rischiosità.