Controlli e liti

Dal 2024 il database della giurisprudenza tributaria di merito

Ausilio dell’intelligenza artificiale per assicurare parità delle armi tra le parti

di Ivan Cimmarusti

Sarà operativa a partire dal 31 dicembre 2023 la prima banca dati «aperta» della fase di merito del contenzioso fiscale. Il progetto, finanziato con circa 8 milioni di euro di fondi Pon e React Ue, ha l’obiettivo di rendere disponibili a professionisti, società e cittadini, tutte le sentenze varate dalle Commissioni tributarie provinciali e regionali, così da assicurare il principio della «parità delle armi» con l’Amministrazione finanziaria, auspicata più volte dai principali attori del contenzioso.

Si chiama Prodigit ed è stato presentato dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt) al ministero dell’Economia. Un sistema di intelligenza artificiale, fortemente voluto dal presidente dell’organo di autogoverno Antonio Leone e dalla consigliera Maria De Cono, che si prefigge di «migliorare credibilità, affidabilità, autorevolezza ed efficienza della giustizia tributaria».

Nel corso del progetto prenderanno vita una serie di iniziative. C’è la creazione di una banca dati di giurisprudenza di merito, con massime realizzate anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, consultabile gratuitamente da tutti gli stakeholders: giudici ma anche professionisti, uffici finanziari, studiosi. In particolare, si vuole anche mettere a punto un modello sperimentale di giustizia predittiva a disposizione dei contribuenti, che consenta di indirizzare adeguatamente le scelte fiscali a monte della lite.

Un parte del Prodigit, invece, sarà dedicata al mondo degli studiosi della materia tributaria. Si punta alla creazione di una piattaforma digitale di collegamento del Cpgt con i giudici (ad esempio accesso diretto di ciascuno al proprio fascicolo personale), degli studiosi (sezione dedicata alla formazione ed alla raccolta di materiale di studio), dei contribuenti (accesso diretto alle informazioni essenziali dei procedimenti).

Un progetto ambizioso, che però, allo stato, si scontra con la scarsa propensione degli attuali giudici onorari a emettere i provvedimenti giurisdizionali digitali (Pgd). È chiaro che quante più sentenze saranno digitali, tanto più ricca sarà la banca dati «aperta» e il sistema di giustizia predittiva. Stando al Mef, infatti, nel 2021 il 45,6% delle sentenze delle Ctp è stato depositato con questa modalità, mentre nelle Ctr il dato si ferma al 35,3 per cento. C’è da dire che il Pgd è operativo in tutte le Ct nazionali solo dal 1° dicembre 2021. Per questo è plausibile un aumento costante del deposito di provvedimenti digitali.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©