I temi di NT+Modulo 24

Orologi preziosi, oro e gioielleria: l’acquisto non occasionale fa scattare l’attività d’impresa

L’ordinanza 34442/2021 della Cassazione: irrilevante se i beni siano rivenduti o meno e se si determina un utile

di Andrea Taglioni

L’acquisto non occasionale di orologi preziosi, oro e articoli di gioielleria integra i presupposti per l’esercizio di un’attività d’impresa a prescindere che da questa possa derivare un utile. Ai fini delle imposte dirette e dell’Iva, quindi, affinché si configuri l’attività commerciale è irrilevante che i beni acquistati non siano stati rivenduti essendo in concreto determinante stabilire se l’attività svolta sia caratterizzata dalla professionalità abituale, ancorché non esclusiva. A stabilirlo è la Cassazione con l’ordinanza 34442/2021 del 15 novembre.

In via generale, dalla compravendita di beni da collezione, come potrebbero essere ad esempio gli orologi, effettuata da un privato, non dovrebbe derivare nessuna imposizione tributaria. Questo, però, avviene qualora il cittadino non agisca nella veste di imprenditore, vale a dire non eserciti per professione abituale una delle attività elencate dall’articolo 2195 del Codice civile.

Tuttavia, la mancanza di un’attività sistematica, continuativa e professionale realizza un’attività commerciale esercitata occasionalmente che è produttiva di un reddito inquadrabile nella categoria dei redditi diversi.

Posto che non esistono parametri oggettivi per delimitare se un’attività economica è esercitata abitualmente oppure no e, quindi, essere attratta a un regime impositivo piuttosto che un altro, vi sono delle condizioni in presenza delle quali si può ritenere che alcune operazioni di compravendita realizzano un’attività commerciale. Quest’ultima è configurabile, in base ai consolidati principi giurisprudenziali, anche con il compimento di un singolo affare e quando presenta i caratteri di stabilità e ripetitività, prescindendo, quindi, dal requisito organizzativo, che costituisce, invece, elemento indispensabile per la configurazione dell’impresa commerciale ai fini civilistici.

Muovendo da tale contesto i giudici hanno accolto il gravame dell’agenzia delle Entrate ritenendo non corretto, come sostenuto dalla Commissione tributaria regionale, far discendere, da un’operazione qualificata d’investimento, come potrebbe essere quella di acquisto di oro e gioielli e, in assenza di produzione di utile, il venir di un’attività d’impresa rilevante ai fini fiscali.

La Cassazione, nel ritenere la sussistenza in capo al ricorrente di un’attività d’impresa, ha valorizzato diversi e convergenti aspetti tra cui la circostanza che il valore dei beni acquistati era incompatibile con la situazione economico patrimoniale del contribuente che, tra l’altro, era anche pensionato.

Inoltre, affinché l’attività svolta dal contribuente possa qualificarsi come esercizio di impresa non è necessario che dalla stessa consegua un utile o un profitto.

Sulla base del rinvio disposto dalla Corte, spetterà alla Commissione tributaria regionale stabilire se l’attività svolta dal contribuente – i cui canoni di economicità impongono quanto meno il pareggio tra costi e ricavi- configura l’esercizio di impresa per la quale non è necessario, a fini tributari, il fine di lucro del soggetto passivo.

Questo articolo fa parte del nuovo Modulo24 Accertamento e riscossione del Gruppo 24 Ore.

Leggi gli altri articoli degli autori del Comitato scientifico e scopri i dettagli di Modulo24