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Dazi ambientali e scambi di quote di emissioni: così la Ue interviene su aziende e trasporti

Approvato dal Parlamento Ue il piano per ridurre i gas serra: misure su carburanti e politiche climatiche. Adeguato il meccanismo del carbonio alle frontiere

di Giorgio Emanuele Degani

Il Parlamento unionale ha approvato in via definitiva cinque nuove leggi, che dovranno essere avallate anche dal Consiglio, in tema di Green Deal europeo: ossia di tutti quei piani di trasformazione delle economie e della società dell’Unione europea per concretizzare le riduzioni di emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030 e raggiungere l’impatto climatico zero entro il 2050.

L’attuazione del piano europeo comporterà una rilevante revisione delle normative in tema di clima, energia e trasporti, per assicurare non solo una transizione giusta e socialmente equa, ma mantenere un elevato livello di innovazione e competitività del comparto industriale unionale. Il tutto, sostenendo la posizione ampiamente dichiarata dall’Unione europea di lotta al cambiamento climatico.

Le nuove disposizioni

Le misure approvate dal Parlamento europeo interessano diversi ambiti. Di certo gli interventi più importanti riguardano, da un lato, la riforma del sistema di scambio di quote di emissione (Ets), e, dall’altro, l’introduzione (senza eguali a livello mondiale) di un “dazio ambientale”.

Sotto il primo profilo, il nuovo sistema di scambio di quote di emissione di sostanze inquinanti è volto a ridurre progressivamente le quote gratuite per le imprese produttrici. Inoltre, è prevista la creazione di un nuovo sistema di determinazione del prezzo delle emissioni per i carburanti per trasporto su strada e per gli edifici.

Da ultimo, il sistema Ets verrà esteso anche alle emissioni di gas serra prodotte nel settore marittimo e aereo, al fine di indirizzare gli operatori al consumo di combustibili sostenibili.

La novità più rilevante è certamente la previsione del “dazio ambientale” (Cbam – Carbon border adjustament mechaninsm). E infatti, con 487 voti favorevoli, il Parlamento ha varato l’introduzione (senza eguali a livello mondiale) di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, il cui obiettivo è, da un lato, quello di incentivare i Paesi terzi ad accrescere le proprie ambizioni climatiche, e, dall’altro, garantire che gli sforzi climatici globali e dell’Ue non siano messi in pericolo dalla delocalizzazione della produzione in Paesi extra-Ue con politiche climatiche meno ambiziose.

In sostanza, le imprese importatici di prodotti come ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno, saranno tenute a pagare la differenza tra il costo delle quote di CO2 sostenuto nel Paese di produzione e quello delle quote di Ets nell’Unione europea. Dunque, la normativa imporrà alle aziende che importano nella Ue prodotti coperti dal sistema Ets di comunicare la quantità di emissioni contenute nelle merci alla frontiera, per poi acquistare certificati di carbonio corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’Unione.

Il Cbam sarà introdotto gradualmente dal 2026 al 2034, in concomitanza con l’eliminazione progressiva delle quote gratuite nell’Ets.

L’altra misura rilevante prevede l’istituzione di un Fondo sociale per il clima volto a combattere la povertà energetica, destinato ad assicurare una transizione socialmente inclusiva e che non danneggi i soggetti vulnerabili e finanziato con gli incassi delle aste Ets.