Principio di interpretazione n. 2/Accertamento e riscossione
Principio di interpretazione n. 2/Accertamento e riscossione
La prova contraria relativa alle società non operative
LA MASSIMA
La disciplina delle società non operative risulta regolata dall’articolo 30 della legge 724/1994, oggetto nel tempo di varie modifiche ed integrazioni, compresa quella di cui all’articolo 2, commi da 36-decies a 36-duodecies del Dl 138/2011, che ha portato a considerare “non operative” anche le società che conseguono perdite fiscali per un determinato numero di periodi d’imposta consecutivi (società c.d. “in perdita sistematica”).
Nonostante i “presupposti di base” della disciplina risultino abbondantemente noti ai vari soggetti del rapporto fiscale, così come agli organi giudicanti, risulta possibile constatare come ad oggi, proprio in seno alla giurisprudenza (in particolare, di legittimità), la disciplina in esame sia ancora oggetto di interpretazioni non del tutto conformi al dettato normativo. Questo, in particolare, in relazione alla prova che la società deve fornire, in sede di ricorso giurisdizionale, per superare la presunzione di legge.
È indubbio che, in tale ambito, la società deve dare prova di risultare ente che non abusa della persona giuridica e che, quindi, svolge un’effettiva attività economica (ovvero deve fornire “giustificazione” delle cause di impossibilità a svolgerla). Le oggettive situazioni che hanno impedito il conseguimento dei ricavi e dei valori minimi assumono rilevanza, invece, soltanto nella fase amministrativa dell’(eventuale) interpello rivolto all’Amministrazione finanziaria.
Il Comitato tecnico scientifico che ha redatto il principio in versione integrale: Dario Deotto (direzione scientifica), Massimo Basilavecchia, Alessandro Borgoglio, Andrea Carinci, Marco Cramarossa, Luigi Lovecchio, Lorenzo Pegorin, Gian Paolo Ranocchi