Il CommentoProfessione

Commercialisti, occorre incentivare l’innovazione

Occorre volgere lo sguardo anche a nuovi e più moderni modelli organizzativi per l’esercizio dell’attività

di Vincenzo Moretta *

L’emergenza ha confermato il ruolo fondamentale dei commercialisti nel rapporto tra contribuenti e Pa e nell'effettuazione degli adempimenti necessari per beneficiare delle misure di sostegno, facilitando il buon esito delle iniziative assunte. Ruolo che sarà certamente decisivo anche in sede di attuazione del Pnrr. Il protocollo tra ministro per la Pa e Consiglio nazionale, relativo al Portale del reclutamento per individuare le professionalità per la realizzazione dei progetti del Pnrr, non è che il primo passo.

Dalla spinta alla digitalizzazione in ambito fiscale, di cui vi è traccia anche nell'Atto di indirizzo degli obiettivi di politica fiscale 2021-23 del ministero dell’Economia, c'è tuttavia chi intravede un rischio di disintermediazione del rapporto con i contribuenti a causa della progressiva diffusione delle dichiarazioni precompilate e degli altri servizi dell'Agenzia delle entrate.

I dati relativi al 730 precompilato testimoniano invero ancora una certa ritrosia al “fai da te”. Nel 2020, i 730 trasmessi direttamente dal contribuente sono risultati 3,8 mln, il 17,2% dei 22,2 milioni di 730 presentati. Al settimo anno di vita della precompilata, l'82,8% dei contribuenti continua dunque a rivolgersi a professionisti o Caf per adempiere ai propri obblighi fiscali. Ancora modesto anche il numero di dichiarazioni accettate senza modifica dal contribuente: 765 mila, pari al 3,4% del totale, nonostante il proliferare di nuovi adempimenti introdotti solo per fornire al Fisco i dati per la precompilata (un miliardo nel 2020).

Si può prevedere dunque che i contribuenti, anche in futuro, continueranno ad affidarsi ai commercialisti per i loro adempimenti fiscali. Il problema è piuttosto porre un freno alla proliferazione di nuovi obblighi comunicativi al servizio esclusivo della precompilata, considerati i costi da sostenere e il calendario delle scadenze fiscali ormai già al collasso.

La digitalizzazione del Fisco, se opportunamente gestita, rappresenta dunque un'opportunità per i commercialisti nello svolgimento della loro attività tradizionale, piuttosto che un rischio.

D'altra parte, nello sviluppo del Fisco telematico, i commercialisti hanno rivestito un ruolo di primo piano, se si considera che il 54% dei 196,7 milioni di documenti transitati nel 2020 su Entratel e Fisconline (100 milioni di documenti) sono stati trasmessi da commercialisti o da loro società di servizi contabili.

L'assistenza e la consulenza fiscale resteranno dunque il core business della maggioranza dei commercialisti e, per questo, vanno sostenute anche attraverso incentivi fiscali per l'avvio di nuovi studi professionali, per facilitare l'accesso dei giovani e far fronte al calo delle “vocazioni”, dovuto anche ai notevoli costi di start up.

Nel contempo, occorre volgere lo sguardo anche a nuovi e più moderni modelli organizzativi per l'esercizio dell'attività, per cogliere meglio le opportunità del mercato dei servizi professionali più evoluti e specializzati e per migliorare le performance dello studio. Per favorire le aggregazioni di studi individuali e il loro conferimento nelle società tra professionisti va tuttavia approvata una norma di interpretazione autentica che sancisca per tali operazioni il principio di neutralità fiscale, così come per le riorganizzazioni aziendali. Ma occorre anche prevedere un regime opzionale di determinazione per cassa del reddito delle Stp in forma di società di capitali, oggi obbligate al principio di competenza.

Si tratta di proposte a costo zero per il rilancio delle attività professionali da recepire al più presto nel contesto di una riforma fiscale più ampia che riesca finalmente a restituire al Paese un sistema fiscale più semplice e rispettoso dello Statuto dei diritti del contribuente.

* L’autore è presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli