Srl, tassazione al valore normale per l’immobile in comodato gratuito alla figlia di un socio
La Cgt Pordenone: il fenomeno rilevante ai fini fiscali è la sottrazione del bene all'organizzazione dell'impresa, che fa venir meno la precedente destinazione
L’immobile di proprietà della società concesso in comodato d’uso gratuito alla figlia di un socio deve essere assoggettato a tassazione secondo il criterio del valore normale. Ad affermarlo è la sentenza 19/2/2023 della Corte di giustizia tributaria di primo grado di Pordenone (presidente e relatore Appierto).
La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’agenzia delle Entrate ai fini Ires e Irap nei confronti di una Srl avente ad oggetto l’attività di costruzione di immobili. L’amministrazione finanziaria si è concentrata su un immobile merce della società che risultava concesso in comodato d’uso gratuito alla figlia di un socio. Per il fisco si rende applicabile l’articolo 85, comma 2, del Dpr 917/1986 per il quale origina ricavo il valore normale dei beni alla cui produzione o scambio è diretta l’attività della impresa assegnati ai soci o destinati a finalità estranee all’esercizio della impresa. Così facendo l’amministrazione finanziaria recuperava a tassazione un canone annuo di locazione pari a quello di un immobile analogo e ubicato nel medesimo comune.
Il contribuente ricorre sostenendo che l’immobile è sempre rimasto nella disponibilità dell’impresa e a prova di ciò sostiene che la figlia del socio si era, precedentemente al contratto di comodato, impegnata al suo acquisto.
La Corte di giustizia tributaria di primo grado di Pordenone respinge il ricorso. I giudici, dopo aver riscontrato come non fosse stata fornita adeguata prova dell’impegno all’acquisto dell’immobile da parte della utilizzatrice, affermano come la fattispecie ricada appieno nella previsione impositiva prevista dall’articolo 85, comma 2, del Dpr 917/1986: «Se un immobile viene destinato a finalità estranee all’esercizio dell’impresa il fenomeno rilevante ai fini fiscali è la sottrazione del bene all’organizzazione dell’impresa, che fa venir meno l’antecedente destinazione del bene stesso».
A tale proposito i giudici richiamano l’orientamento espresso dalla Cassazione con la sentenza 15753/2020. Secondo il collegio di legittimità l’assegnazione dei beni ai soci o la loro destinazione a finalità estranee all’attività dell’impresa costituisce sempre una operazione fiscalmente rilevante che trova giustificazione nella necessità di «impedire che i beni possano essere sottratti dal circuito imprenditoriale senza che il valore di essi concorra alla determinazione del reddito di impresa del periodo di riferimento». Considerato che sia nel caso di assegnazione dei beni ai soci che in quello della loro destinazione a finalità estranee all’esercizio della impresa manca un corrispettivo in denaro il ricavo da sottoporre a tassazione è il valore normale.