Controlli e liti

Giudice fiscale professionale verso il primo maxi concorso

Il Mef lavora al bando in pubblicazione non oltre la fine dell’estate. L’ipotesi di ampliare il numero dei posti disponibili: da 68 a 200

di Ivan Cimmarusti

Il ministero dell’Economia lavora al bando per il primo concorso per «giudice professionale tributario», figura introdotta con la legge di riforma 130 del 2022. Chiuso il «dossier Cpgt» - con le polemiche legate alla composizione dell’organo di autogoverno - l’esecutivo ora punta ad accelerare le procedure di selezione del nuovo corpo giudicante, la vera spina dorsale della giurisdizione riformata che a regime dovrà essere composta da 576 togati – 448 per il primo grado e 128 per il secondo – che saranno affiancati dalla catena di giudici “onorari” la cui funzione cesserà col raggiungimento dell’età pensionabile.

La grande novità è che per questa prima selezione i posti messi a concorso potrebbero lievitare rispetto ai 68 previsti dalla norma. L’ipotesi allo studio è di alzarli fino a 200: si vuole dare una spinta decisa, dopo tutti i ritardi accumulati per via di alcuni buchi all’interno della legge varata ai titoli di coda della scorsa legislatura. Anche sulla pubblicazione del bando, allo stato, vige incertezza, ma l’obiettivo è di pubblicarlo non oltre la fine della prossima estate.

Chiuso il dossier Cpgt

L’accelerazione al bando è giunta dopo un lungo periodo di dibattito politico sulla composizione del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. Posizioni divergenti che riguardavano la «quota di riserva» di quattro giudici, provenienti dalle giurisdizioni ordinaria, amministrativa, contabile e militare. Con un emendamento al decreto Pnrr, si è deciso di togliere questa «riserva», anche per evitare di incappare in complicati profili di costituzionalità.

Con la chiusura del «dossier Cpgt» ora si dovrebbe viaggiare spediti verso le prossime elezioni del Consiglio, previste per domenica 28 maggio. Fonti politiche, infatti, tendono a escludere una possibile nuova proroga dell’attuale Consiglio, presieduto da Antonio Leone, anche perché il mandato risulta ormai terminato a febbraio scorso.

Dovrebbe essere, dunque, il nuovo Consiglio di presidenza a gestire le procedure del concorso, così come prevede la legge di riforma. Perché se da una parte c’è il Mef, che dovrà coordinare il bando, dall’altra c’è l’organo di autogoverno che invece dovrà materialmente deliberare il concorso e nominare la commissione esaminatrice.

Il bando

Il «concorsone» sarà bandito dal ministero dell’Economia, previa deliberazione conferme dell’organo di autogoverno. Alla prova sono ammessi i laureati che siano in possesso della laurea in giurisprudenza e della laurea in economia (corsi non inferiori a quattro anni). È necessaria la sussistenza di alcuni requisiti: essere cittadini italiani, avere l’esercizio dei diritti civili, essere in condotta incensurabile e non essere stati dichiarati per tre volte non idonei nel concorso per esami alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda.

La prova scritta ha la funzione di verificare le capacità logiche del candidato sulle materie del diritto tributario, diritto civile o commerciale. Inoltre, si dovrà svolgere anche una prova teorico-pratica di diritto processuale tributario.

L’orale, invece, verterà sulle materie del diritto tributario e processuale tributario, civile e processuale civile, penale, costituzionale e amministrativo, commerciale e fallimentare, diritto dell’Unione europea, internazionale pubblico e privato, contabilità aziendale e bilancio, elementi di informatica giuridica. I candidati dovranno svolgere anche un colloquio in una lingua straniera indicata all’atto della domanda di partecipazione al concorso, scelta fra inglese, spagnolo, francese e tedesco.

La nuova giustizia tributaria è dunque pronta a entrare in campo. Ma non possono essere esclusi imprevisti.

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