Il CommentoImposte

Le misure urgenti dalle perdite agli interessi

di Salvatore Padula

Tra una polemica e uno sgambetto, le forze di maggioranza si stanno mostrando quanto mai divise sul riordino del sistema fiscale.

La partita sul catasto, con la Lega che non intende accettare la nuova mappatura degli immobili, non è che la spia più evidente dei contrasti che separano i partiti sulla riforma, o almeno su alcuni snodi cruciali.

Visioni diverse – dal regime forfettario per le partite Iva fino al cashback fiscale – sulle quali non è semplice trovare punti di mediazione, e men che meno in questa fase, con gli schieramenti già sintonizzati in modalità campagna elettorale. E sappiamo bene quanto il fisco diventi terreno di scontro quando si avvicinano le urne.

Nei prossimi giorni si capirà, come alcuni ritengono, se si troveranno punti di equilibrio e intese per far procedere il Ddl governativo (non foss’altro perché la riforma è prevista dal Pnrr).

La riforma è ovviamente necessaria. Ma questa fase richiede anche altre attenzioni. Il contesto attuale – tra code della pandemia e conseguenze della guerra in Ucraina, sia quelle già annunciate sia quelle ancora impreviste – invita a interrogarsi su come la fiscalità possa, entro certi limiti, offrire a imprese e operatori un riparo dalle probabili turbolenze (si spera non di più) che non tarderanno a manifestarsi.

La delega ha i suoi tempi. Qui invece occorre muoversi in fretta, anticipando possibilmente alcune misure previste dalla riforma stessa e combinandole con altre da individuare. Qualche esempio? Il Ddl dedica un articolo alla razionalizzazione dell’Iva e delle imposte indirette sulla produzione e sul consumo: qualche intervento potrebbe servire già ora, rinviando il riordino complessivo di questo settore alla fase di attuazione della riforma.

Per le imprese, si discute da tempo della revisione dei meccanismi e dei limiti di deducibilità degli interessi passivi: perché non farlo subito, visto il crescente indebitamento delle imprese, prima necessario per far fronte alla pandemia e ora, probabilmente, per affrontare le conseguenze economiche della guerra? E, ancora, c’è un ambito – quello della disciplina del riporto delle perdite – sul quale sarebbe utilissimo muoversi sin d’ora, come la stessa Commissione europea consiglia: una raccomandazione raccolta anche nel documento parlamentare sulla riforma fiscale che suggerisce l’introduzione del “l oss carry-back” (ovvero, la possibilità per le imprese di dedurre le perdite di un esercizio non solo negli esercizi successivi, ma anche in quelli precedenti, ottenendo di fatto la “restituzione” di parte delle imposte già pagate, con un beneficio sulla liquidità). Altre misure potranno essere facilmente individuate, a partire da un ripensamento delle norme sulle società in perdita sistematica, su cui andrebbe fatta una riflessione dopo due anni di Covid e una guerra alle porte di casa. Si annuncia una fase complessa, probabilmente “molto” complessa. Meglio affrontarla con strumenti adeguati e tempestivi.