Imposte

Commercialisti e legge di Bilancio, bene la riduzione della pressione fiscale, più tempo per la sanatoria

Per la categoria andrebbe eliminata la responsabilità solidale dell’intermediario che trasmette la comunicazione di inizio attività e serve intervenire sui bonus edilizi

di Federica Micardi

I commercialisti danno un giudizio positivo sulla legge di Bilancio, sottolineando però che ci sono margini di miglioramento. Nel corso dell’audizione sulla manovra (Ac 643-bis) che si è svolta ieri presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato in seduta congiunta, la categoria ha proposto una rateizzazione più lunga dei pagamenti, maggiore chiarezza su bonus edilizi e l’eliminazione della responsabilità solidale degli intermediari per l’inizio dell’attività Iva.

In un documento inviato a Camera e Senato il Consiglio nazionale dei commercialisti, guidato da Elbano de Nuccio, in merito alla manovra ha commentato: «Un impianto normativo nel complesso positivo, che ovviamente potrà essere migliorato in sede parlamentare con ulteriori misure frutto anche dei contributi provenienti da parti sociali, categorie professionali e altre organizzazioni».

Pressione fiscale

Bene, secondo il Consiglio nazionale, gli interventi di riduzione della pressione fiscale e, in particolare gli interventi tesi ad ampliare la platea dei contribuenti ammessi al regime forfettario nonché le misure di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti, con la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e con il taglio dal 10% al 5% dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle somme erogate sotto forma di premi di risultato o di partecipazione agli utili d’impresa ai lavoratori dipendenti del settore privato.

Sanatoria

Altrettanto positivo, si legge nel documento, «è il quadro di norme teso a consentire il pagamento dei debiti tributari pregressi e la definizione dei contenziosi tributari in essere».

I commercialisti però chiedono più tempo per la definizione agevolata della pretesa tributaria, una richiesta che mira a rendere più sostenibile per i contribuenti il pagamento di quanto dovuto, a omogeneizzare le modalità di pagamento in forma rateale e a consentire il buon esito di queste misure di sostegno.

Per questo la categoria propone la facoltà di rateizzare il pagamento in un massimo di 28 rate trimestrali (sette anni), per importi dovuti superiori a 30mila euro e fino a 50mila euro, e in un massimo di 40 rate trimestrali (ovvero di dieci anni), per importi dovuti superiori a 50mila euro.

Responsabilità solidale

Dalla categoria arriva anche la ferma richiesta di eliminare la responsabilità solidale dell’intermediario che trasmette la dichiarazione di inizio attività, per la sanzione di 3mila euro prevista a carico del contribuente che, in esito ai controlli dell’agenzia delle Entrate connessi al rilascio di nuove partite Iva, non abbia risposto all’invito a comparire ovvero non sia riuscito a dimostrare l’effettivo esercizio dell’attività, e che pertanto risulti destinatario del provvedimento di cessazione della partita Iva. Una responsabilità, sottolineano i commercialisti «del tutto ingiustificata» dato che l’intermediario non possiede gli strumenti e i poteri riconosciuti all’agenzia delle Entrate per verificare l’affidabilità di chi richiede l’apertura della partita Iva; così come è scritta, si sottolinea, la norma ritiene gli intermediari responsabili di comportamenti tenuti dal contribuente in un momento successivo all’apertura della partita Iva e non prevedibili.

Bonus edilizi

Sul fronte dei bonus edilizi vengono ribadite due richieste già avanzate in precedenza.

In merito al superbonus si chiede di riconoscere alle banche più tempo per l’utilizzo dei crediti fiscali così da liberare una parte del plafond che hanno ancora disponibili.

Per gli atri bonus edilizi si torna a chiedere una norma di interpretazione autentica che chiarisca definitivamente che per i bonus minori non è necessario il riscontro dello stato avanzamento lavori, così come più volte ribadito sia dal ministero dell’Economia e dall’agenzia delle Entrate. «Un provvedimento assolutamente necessario - afferma il Consiglio nazionale - per tutelare la buona fede e l’affidamento degli operatori e dei loro professionisti, che hanno seguito le indicazione interpretative del Mef e dell’Agenzia delle Entrate che ora, a seguito delle pronunce della Corte di cassazione, rischiano di essere messe in discussione aprendo squarci preoccupanti nella credibilità delle istituzioni interessate e alimentano nuove incertezze per le operazioni in corso».

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