Imposte

Imposta di successione: la delega promette l’autoliquidazione ma è un adempimento che richiede calcoli complessi

Per le eredità più articolate non è agevole determinare la somma dovuta

di Angelo Busani

Rilevanti novità per l’imposta di successione potrebbero derivare dall’attuazione del disegno di legge delega per la riforma fiscale. Se i contenuti della legge delegata sono in parte imprevedibili, viste alcune espressioni oltremodo generiche che la delega contiene («accorpamento» o «soppressione di fattispecie imponibili», «revisione della base imponibile o della misura dell’imposta applicabile»), è più facile pronosticare gli effetti della disposizione del disegno di legge che prefigura l’introduzione di un «sistema di autoliquidazione», oltre che per l’imposta di registro, anche per l’imposta di successione. Una scelta che però, in alcuni casi, può non essere in linea con gli obiettivi di semplificazione che si propone la delega.

Ora l’imposta di successione è organizzata secondo un sistema di parziale autoliquidazione: la presentazione della dichiarazione di successione (per la sua registrazione presso l’agenzia delle Entrate e l’assolvimento dell’imposta di successione) è subordinata al pagamento di una parte dei tributi che sono dovuti quando si apre una successione ereditaria.

Infatti, prima di effettuare la spedizione telematica del modulo con la dichiarazione di successione (vale a dire il documento digitale in cui viene raffigurata la vicenda ereditaria e viene descritto e valorizzato il patrimonio del defunto) occorre aver assolto:

- l’imposta ipotecaria, pari al 2% del valore dei beni immobili compresi nell’eredità, nella massima parte dei casi calcolato moltiplicando la rendita catastale per determinati coefficienti;

- l’imposta catastale, pari all’1% sempre del valore dei beni immobili ereditari;

- una consistente serie di micro-tributi, cioè l’imposta di bollo di 85 euro, la tassa di 32 euro per ogni attestazione richiesta dal contribuente a dimostrazione dell’avvenuta presentazione della successione, il tributo speciale di 7,44 euro per “diritti di ricerca”; e, da pagare tante volte quante sono le Conservatorie dei registri immobiliari competenti in ragione degli immobili presenti in eredità, la tassa ipotecaria di 90 euro, e poi un coacervo di “tributi speciali”, vale a dire la tassa di 18,59 euro (per l’esame della dichiarazione di successione ai fini della sua trascrizione), la tassa di 3,72 euro (per la compilazione di ogni nota di trascrizione) e la tassa di 1,24 euro (per la compilazione della prima pagina di ogni nota di trascrizione).

Per questa congerie di minuscoli (ma complicati) balzelli la delega fiscale potrebbe in effetti portare una semplificazione quando prefigura «l’applicazione di un’imposta sostitutiva, eventualmente in misura fissa, dell’imposta di bollo, delle imposte ipotecaria e catastale, dei tributi speciali catastali e delle tasse ipotecarie, per gli atti assoggettati all’imposta di registro e all’imposta sulle successioni e donazioni e per le conseguenti formalità da eseguire presso il catasto e i registri immobiliari».

Tornando invece all’autoliquidazione, oggi, una volta trasmessa la dichiarazione di successione, è il Fisco a inviare al contribuente l’avviso di liquidazione dell’imposta di successione. È questo segmento che, in futuro, potrebbe essere sostituito dall’autoliquidazione a opera del contribuente.

Ma in alcuni casi può non trattarsi di una semplificazione. Infatti, per le eredità complesse, il calcolo dell’imposta di successione dovuta è tutt’altro che agevole; è quindi alto il rischio di errori e di contestazioni del Fisco.

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