Controlli e liti

Arretrato fiscale in Cassazione: riduzione di due terzi in un triennio

Il Programma per la gestione dei procedimenti messo a punto dalla Sezione tributaria della Suprema corte

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di Ivan Cimmarusti

L’obiettivo è quello di tagliare di due terzi l’arretrato fiscale in Cassazione per allineare le pendenze entro un triennio a percentuali sostenibili. La ricetta messa a punto dai giudici della Sezione tributaria - quelli direttamente investiti dal fenomeno - è “a tenaglia”: rottamazione dei procedimenti datati e aumento dell’organico per abbattere parte rilevante dei 53.482 fascicoli fiscali in arretrato, pari al 46% dei 120.473 giudizi civili pendenti in totale avanti alla Suprema corte. Una mole di procedimenti che ne rallenta il funzionamento e che ha notevole incidenza sulle attività di contribuenti, imprese ed Erario, considerato il peso economico – oltre 40 miliardi di euro l’anno – che ha il processo tributario nel sistema economico italiano.

Il programma dei procedimenti
Alla quinta sezione civile della Corte, quella specializzata nel contenzioso fiscale, l’affanno è tangibile. Un’emergenza messa nero su bianco nel «Programma per la gestione dei procedimenti» - la relazione prevista dall’articolo 37 del Dl 98/2011 – che le toghe della sezione tributaria hanno inviato al primo presidente Pietro Curzio.
Ci sono procedimenti iscritti anche sette anni fa che ancora attendono di essere valutati, con grave riflesso sull’azione nomofilattica (di applicazione certa e uniforme della legge) della Cassazione, i cui principi in materia fiscale – la concretizzazione della «giusta imposta» – rischiano di perdere di attualità, visto che, per esempio, solo dopo anni riescono a intervenire su alcune prassi consolidate delle Agenzie.

Un magazzino che – sulla base di un semplice calcolo – pesa su ciascuno dei 40 consiglieri della sezione per 1.337 procedimenti arretrati. E pensare che nel dicembre del 2017 la Commissione flussi aveva riconosciuto che la Tributaria - per assolvere al meglio alla sua funzione - doveva avere un organico di 52 consiglieri: ma ciò avrebbe comportato uno sbilanciamento numerico.

Le misure con effetto deflattivo sul 2019
Risultati soddisfacenti sono stati raggiunti nel 2019, l’anno d’oro della sezione. L’estinzione dei procedimenti, con la Pace fiscale, l’applicazione di 25 giudici del Massimario e 24 (sui 50 previsti) giudici ausiliari (magistrati in pensione, oggi scesi a 13 forse anche per la retribuzione non adeguata) ha consentito, per la prima volta, di definire 11.461 fascicoli di cui 9.536 ricorsi pervenuti nell’anno, andando così a incidere anche sull’arretrato. Ma gli effetti di queste misure sono destinati a non lasciare traccia durevole: il 31 maggio, infatti, scade l’applicazione dei giudici del Massimario mentre in estate toccherà agli ausiliari abbandonare il Palazzaccio.

«Questo – ha sottolineato Biagio Virgilio, presidente di sezione della Corte, nel corso di un convegno di venerdì 12 marzo sulle prospettive di riforma e Recovery plan, in cui s’è fatto portavoce del sentimento diffuso in Cassazione - comporterà un ridimensionamento della produttività della sezione, quantificabile in 4.500-5.000 ricorsi all’anno». In sostanza il rischio di tornare al punto di partenza, con un aumento repentino degli arretrati è concreto.

La “ricetta” dei giudici
Il «Programma per la gestione dei procedimenti», dunque, non traccia esclusivamente le criticità, ma anzi offre una prospettiva di rilancio, tema che potrebbe essere valutato dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro della Giustizia Marta Cartabia nell’aggiornamento del Recovery plan italiano, visto che in quello del precedente Governo sono previste misure (potenziamento con 100 giudici ausiliari) definite inadeguate se non addirittura dannose.

Le necessità della Corte sono così sintetizzabili:
1.
Un intervento del legislatore che valuti l’opportunità di abbattere l’arretrato attraverso misure deflattive del contenzioso;
2.
Proroga, in via transitoria, dell’applicazione nella sezione degli attuali magistrati dell’ufficio Massimario;
3.
Misura ancora più auspicabile, il transito, dopo una valutazione del Csm, degli attuali applicati del Massimario nella qualifica di consiglieri di Cassazione, con destinazione alla sezione tributaria;
4.
Aumento dell’organico da 40 consiglieri a 60, per consentire alla sezione di definire stabilmente anche 15mila procedimento l’anno (in luogo degli attuali 10mila), erodendo l’arretrato di circa 5mila unità su base annua;
5.
Al fine di affinare le competenze nella materia fiscale, prevedere una permanenza minima nella sezione di almeno 4-5 anni;
6.
Congruo aumento del personale di cancelleria per consentire una maggiore efficienza della sezione.

Si tratta di interventi preliminari che, tuttavia, potrebbero avere un effetto positivo sull’ultraventennale – come l’ha definita Virgilio – questione della funzionalità della Sezione tributaria della Corte di cassazione», con risultato deflattivo dell’arretrato che potrebbe essere quantificato in 2/3 anche nell’arco di tre anni. Una ricetta che potrebbe rendere gestibile sia le pendenze sia i flussi in entrata, con una prospettiva di grande miglioramento dei tempi di giustizia e della qualità nomofilattica delle decisioni.

Due le principali azioni che potrebbero avere un effetto deflattivo sulle pendenze arretrate della Suprema corte:
a.
un intervento legislativo come una rottamazione dei procedimenti datati, alcuni dei quali vecchi anche di 7 anni;
b.
aumento dell’organico dei giudici da 40 a 60 unità, oltre all’applicazione dei magistrati del Massimario

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