I temi di NT+Le massime di Cassazione

Cassazione, le sentenze su dichiarazione di successione, accertamento induttivo e questionari

di Luca Benigni e Ferruccio Bogetti

Giudizio di Cassazione interrotto se si riesce a provare la morte dell’unico difensore

Qualora il processo prosegua nonostante la morte dell’unico difensore, la sua mancata interruzione può essere dedotta e provata dalla parte colpita dall’evento anche in sede di legittimità, previa produzione dei documenti necessari, non potendo essere altrimenti rilevata d’ufficio dal giudice e neppure eccepita dalla controparte quale motivo di nullità della sentenza. Questo in quanto la morte dell’unico difensore della parte costituita, che interviene nel corso del giudizio di legittimità, determina sempre l’automatica interruzione del processo, con conseguente nullità degli atti successivi e della sentenza eventualmente pronunciata.

Cassazione, ordinanza 13492/2022

La denuncia di successione esclude la qualifica di erede

L’assunzione della qualità di erede non può desumersi dalla mera chiamata all’eredità e neppure dalla denuncia di successione inoltrata all’Amministrazione, che ha valore di atto meramente fiscale. Questo in quanto essa consegue unicamente dall’accettazione dell’eredità, espressa o tacita, che rappresenta l’elemento costitutivo del diritto azionato nei confronti del soggetto evocato in giudizio quale successore del defunto.

Cassazione, ordinanza 13550/2022

L’omessa risposta al questionario non pregiudica il ricorso contro l’accertamento standardizzato

In caso di accertamento tributario standardizzato, se il contribuente non risponde all’invito al contraddittorio, l’Amministrazione può motivare la fondatezza della pretesa sulla base della sola applicazione degli standard, anche se ciò non pregiudica l’impugnabilità dell’accertamento. Questo in quanto il Giudice tributario, oltre a dovere valutare, nel quadro probatorio complessivo, la mancata risposta all’invito al contraddittorio, può comunque liberamente valutare tanto l’applicabilità delle elaborazioni statistiche al caso concreto, da provare a cura dell’Amministrazione, quanto la controprova offerta in sede processuale dal contribuente.

Cassazione, ordinanza 13558/2022

Studi di settore utilizzabili anche nell’accertamento induttivo puro

Per l’elaborazione dell’accertamento induttivo puro l’Amministrazione può utilizzare gli elementi derivanti dallo studio di settore. In presenza dei presupposti in grado di consentire l’utilizzo dell’accertamento induttivo puro, l’impiego delle risultanze degli studi di settore rileva infatti come uno degli elementi per la determinazione del reddito e non incide sulla legittimità della procedura stessa.

Cassazione, sentenza 14114/2022

Niente Irpef sulla perdita di chance di accrescimento professionale del dipendente

Non è tassabile ai fini delle imposte dirette il risarcimento del danno ottenuto dal contribuente quale lavoratore dipendente, anche in via transattiva, per la perdita di chance di accrescimento professionale, anche se nella determinazione dell’importo dovuto si fa riferimento al contratto collettivo nazionale di lavoro. Questo in quanto le somme percepite dal contribuente quale lavoratore dipendente sono soggette a tassazione soltanto nei limiti in cui risultano destinate a reintegrare un danno concretatosi nella mancata percezione di redditi (lucro cessante). Diversamente non può costituire reddito imponibile se tendono a riparare un pregiudizio di natura diversa (danno emergente).

Cassazione, sentenza 14344/2022

L’imprenditore deve provare la superficie usata per autosmaltire i rifiuti speciali

La riduzione della superficie assoggettabile a Tarsu è sempre subordinata alla prova a carico dell’imprenditore/contribuente dei presupposti in grado di legittimarla per la presenza rifiuti di natura speciale soggetti ad autosmaltimento. La riduzione della superficie assoggettabile a Tarsu non muove infatti dalla generica destinazione dell’immobile ad attività industriale, bensì dalla dimostrazione delle aree che, all’interno dello stabilimento, producono prevalentemente rifiuti speciali esenti da privativa comunale, perché non assimilati né assimilabili ai rifiuti urbani e, come tali, soggetti ad autosmaltimento.

Cassazione, sentenza 14487/2022

Non è elusivo il dividend washing anche se precedente alla modifica legislativa

Il dividend washing, consistente nell’acquisto da parte di una società di capitali di una partecipazione in altra società di capitali con significativi utili pregressi accantonati a riserva, la successiva tassazione al cinque per cento degli utili distribuiti a suo favore dalla società partecipata e la cessione finale della partecipazione ormai svuotata del proprio valore previa distribuzione dei dividendi con il realizzo di minusvalenze deducibili, non è qualificabile come condotta elusiva anche se realizzato prima dell’introduzione dell’articolo 5-quinqies del Dl 203/2005. La tempistica di cessione delle azioni rispetto all’introito dei dividendi non è infatti sufficiente per denotare la condotta elusiva, avendo la novella introdotta dall’articolo 5-quinqies del Dl 203/2005 solo statuito che la minusvalenza non rileva fino a concorrenza dell’importo non imponibile dei dividendi percepiti nel periodo temporale in questione. Pertanto, anche se il risultato fiscale favorevole è stato successivamente limitato ope legis, la condotta non può comunque qualificarsi ex se come elusiva in assenza delle caratteristiche individuate dall’articolo 37-bis del Dpr 600/1973.

Cassazione, sentenza 14493/2022