Professione

Commercialisti, i sindacati: la categoria ha bisogno di unità

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di Federica Micardi

Un appello alla compattezza della categoria è arrivato ieri nella tavola rotonda finale del Congresso dell’Unione nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, che si conclude oggi a Reggio Emilia con l'ufficializzazione del cambio al vertice (Fazio Segantini passa il testimone a Daniele Virgillito). Nel confronto tra alcune sigle sindacali, alla presenza dell’onorevole Maino Marchi, capogruppo Pd in commissione Bilancio, si è parlato di sciopero e delle promesse disattese, di spesometro, di eccessiva burocrazia, ma soprattutto della necessità di coesione interna.

«È un peccato che manchi coesione tra corpo istituzionale e associazioni - dice Maria Pia Nocera, consigliere Adc -. Il tavolo di coordinamento ci ha insegnato a fare un passo indietro per farne due avanti».

Marco Cuchel, presidente Anci, sottolinea come, per a prima volta, le associazioni non siano state invitate dal Consiglio nazionale all’assemblea dei presidenti «mortificare le associazioni - afferma - non giova alla categoria”. Marco Rigamonti, consigliere Aidc, parla della sedia vuota - che era destinata al Consiglio nazionale - al Congresso dell’Associazione che si terrà a Lecce il 27 ottobre - «il Consiglio nazionale - sostiene - vuole avocare a se la rappresentanza sindacale ma se fosse così - mette in guardia - si troverebbe in una posizione di conflitto d’interesse con il proprio interlocutore istituzionale». Per Amelia Luca, presidente Andoc se mancherà un coordinamento tra tutti sarà l’ennesima occasione persa per contare. Anche Virgillito fa appello al dialogo e parla della necessità aprirsi al cambiamento se le cose non funzionano come dovrebbero. Dalla politica sono arrivate rassicurazioni sullo spesometro: «La proposta che sarà discussa la prossima settimana e appoggiata dal Governo - racconta l’onorevole Marchi - prevede il rinnovo dello spesometro per ridurre al minimo le comunicazioni eventualmente con un unico invio annuale; il ripristino dell’accorpamento delle fatture con piccoli importi, l’esclusione della discrezionalità degli uffici sulla sospensione delle sanzioni e un adeguato investimento sul fisco digitale e sulla fatturazione elettronica».

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