Conti svizzeri sempre più a rischio
Mentre il Parlamento continua la lunga riflessione sulla legge per il rientro dei capitali – che proprio oggi torna in commissione Finanze alla Camera sul tema caldo dell'autoriciclaggio – il segreto bancario della Svizzera perde un altro importante pezzo. Ad accorgersi, diciamo così, delle chance di trasparenza offerte proprio dalla nuova legge confederale sull'assistenza fiscale amministrativa, è stata la Francia (si veda l'articolo sotto, ndr) che ha inoltrato a Ubs una lista di 300 nomi di sospetti evasori transalpini. La notizia vera, però, è che il fisco di Parigi quelle informazioni le avrà molto in fretta, e senza che neppure i contribuenti in odore di evasione internazionale possano sospettare di nulla.
La rivoluzione – se così si può chiamare l'ennesimo sforzo di allineamento di Berna ai “diktat” di Usa e Ocse per evitare il bando dalla finanza internazionale – è scattata il 1° agosto scorso, quando è entrata in vigore la Laaf (Legge sull'assistenza amministrativa fiscale). Che è chiarissima su quello che uno «Stato estero» può pretendere circa le «persone interessate» (per il legislatore d'Oltralpe, sono «quelle su cui vengono richieste informazioni nella domanda di assistenza amministrativa»). Il fisco che sta indagando può chiedere le «informazioni in possesso di una banca, di un altro istituto finanziario, di un mandatario, procuratore o fiduciario» o anche informazioni sui «diritti di proprietà di una persona».
Inoltre, e qui forse è la vera frattura del segreto fiduciario, «se l'autorità estera rende verosimili motivi per mantenere segreti determinati atti», l'amministrazione federale delle contribuzioni (l'equivalente della nostra agenzia delle Entrate) può negare l'accesso agli atti ai contribuenti esteri indagati. Dopodichè l'Afc decide che cosa trasmettere al Fisco richiedente e alla fine lo comunica, ma a cose fatte, al cliente straniero.
La Laaf apre in sostanza un ulteriore canale di comunicazione tra agenzie fiscali per le rogatorie cosiddette “di gruppo” , by-passando o comunque non rendendo necessario l'intervento dell'autorità giudiziaria del paese richiedente. Una chance che oggi ha raccolto Parigi, e che già domani potrebbe interessare Roma. La nuova legge svizzera sull'assistenza fiscale, in sostanza, rende quasi superfluo l'accordo fermo sul tavolo tecnico tra Svizzera e Italia per l'assistenza bilaterale, almeno per quelle che sono le esigenze italiane.
E inoltre, giova ricordarlo, la Svizzera, nel maggio scorso, ha già accettato di aderire formalmente allo scambio automatico di informazioni fiscali con gli oltre 40 Paesi di area Ocse, protocollo che sarà operativo entro il 2017. Che sarà la data finale e definitiva del segreto bancario svizzero.
In questo contesto internazionale, particolarmente favorevole per la trasparenza fiscale dei Paesi a economia e a civiltà giuridica avanzate, l'Italia si appresta faticosamente a mettere a punto la sua legge per incentivare il rientro dei 230 miliardi (stime prudentissime) fuggiti da decenni alla tassazione. Oggi la commissione Finanze della Camera riceverà ufficialmente e inizierà la discussione sull'emendamento Boschi in materia di autoriciclaggio (si veda Il Sole 24 Ore del 3 ottobre scorso). Emendamento che è in linea con il «sì» condizionato espresso dalla commissione Giustizia sul nuovo reato. Proprio per questo il confronto in Commissione dovrebbe essere breve, giusto in tempo per consegnare il testo di legge 2247 all'Aula i prossimi venerdì 10 e martedì 14 ottobre. Al termine il Governo deciderà le sorti della legge sulla oluntary disclosure: se veicolarla nella legge di stabilità oppure se affrontare i “rischi” del confronto parlamentare non assistito dalla «fiducia».