Controlli e liti

Cooperative compliance, primo round fino al 2019

di Alberto Sandalo e Antonio Tomassini

Il termine della fase di prima applicazione del regime di adempimento collaborativo sarà il 31 dicembre 2019. A prevederlo è un Dm dell’Economia del 30 dicembre scorso pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» di ieri. È la conferma che la cooperative compliance sarà uno degli obiettivi sui cui puntare anche negli anni a venire.

Probabilmente la prima fase di applicazione del regime resterà limitata alla ristretta cerchia di contribuenti che allo stato attuale possono richiedere l’accesso:

■soggetti con volume di affari o di ricavi non inferiore a 10 miliardi di euro;

■ soggetti con volume di affari o di ricavi non inferiore a un miliardo di euro e che abbiano presentato istanza di adesione al progetto pilota;

■ indipendentemente dal volume di affari o di ricavi conseguito, i contribuenti che mostrino la volontà di adeguarsi alla risposta all’interpello sui nuovi investimenti al Dlgs 147/2015 (senza che sia necessario aver completato l’investimento).

In base all’articolo 7, comma 4, Dlgs 128/2015 entro la fine dell’anno scorso doveva essere emanato il decreto del Mef con cui fissare il termine della prima fase di applicazione del regime, ora stabilita alla fine del 2019. Sembra verosimile a questo punto che fino a tale scadenza l’amministrazione si concentrerà sulla gestione delle richieste pervenute nel contesto dell’attuale assetto normativo. L’ulteriore e atteso provvedimento che dovrebbe ampliare la platea dei potenziali beneficiari a tutti i «grandi contribuenti» con volume d’affari superiore ai 100 milioni, potrebbe quindi slittare al 2020.

Invero l’estensione della facoltà di accesso al regime rappresenta la principale, ma non l’unica tra le misure che sarebbero necessarie per il vero decollo dell’istituto.

I benefici previsti per chi aderisce (dimezzamento dei termini di risposta alle istanze di interpello , esonero dalle garanzie per i rimborsi, riduzione alla metà delle sanzioni tributarie con sospensione della riscossione fino alla definitività dell’accertamento) rischiano ancora di non essere di grande appeal e andrebbe colta l’opportunità, nel corso di questa prima fase di applicazione, di aumentare i vantaggi dell’istituto. Ad oggi la cooperative compliance sembra infatti più utile come complemento rispetto ad altre forme di dialogo con il fisco, come il ruling internazionale e l’ interpello sui nuovi investimenti . Nei casi infatti dove il contribuente abbia già discusso la sua politica di transfer pricing o il proprio modello di business, a quel punto ottenere il ticket della buona reputazione fiscale attraverso la cooperative compliance sembra una opportunità dietro l’angolo .

Dm Economia 30 dicembre 2016

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