Imposte

Credito d’imposta, Its e apprendistato per la formazione 4.0

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di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Un credito d’imposta per le attività di formazione dei lavoratori legate a Industria 4.0. La stabilizzazione dell’apprendistato duale, con l’obiettivo di consentire a circa 50mila giovani di inserirsi nel mercato del lavoro attraverso il canale dei centri di formazione professionale. E il potenziamento degli Its, le super scuole di tecnologia post diploma alternative all’università partecipate dalle imprese.

Il capitolo “lavoro-formazione” rappresenta uno degli asset fondamentali del piano nazionale Impresa 4.0 presentato ieri dal governo, nella convinzione che la rivoluzione tecnologica digitale per produrre risultati concreti debba essere accompagnata da un forte investimento sulle competenze e sull’aggiornamento professionale.

La sfida è duplice perchè accanto al tema dei percorsi di studio da innovare per formare gli studenti sulle nuove competenze (e su ciò che chiedono le aziende), c’è anche la gestione del rischio della disoccupazione tecnologica. In vista della prossima legge di Bilancio, si iniziano a delineare le strategie d’azione che poggiano essenzialmente su tre assi di intervento. Il primo è il credito d’imposta per gli investimenti in attività di formazione legate a Industria 4.0 nell’ambito degli accordi contrattuali di secondo livello raggiunti da imprese e sindacati. La misura è ancora un cantiere aperto: lo sconto fiscale dovrebbe essere del 50% con un limite di spesa di 10 milioni di euro (nelle simulazioni iniziali si ipotizzava il 20%). Il bonus si applicherebbe alle sole spese relative ai costi del personale che ha sostenuto corsi di formazione su tematiche quali vendita e marketing, informatica, tecniche e tecnologie di produzione. Per rientrare nella copertura di 300-400 milioni triennali si sarebbe deciso di ammettere all’incentivo solo l’incremento di investimento rispetto al triennio precedente, ovvero rispetto al 2015-2017. Viene riproposta, in sostanza, l’attuale formula del credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo. Per il successo della misura si rivelerà decisiva la semplicità del meccanismo; la presenza di troppi paletti e procedure complesse, infatti, rischia di scoraggiare le imprese. C’è molto terreno da recuperare considerando che la partecipazione di lavoratori tra 24 e 65 anni a corsi di formazione tocca in Italia l’8,3%, rispetto alla media europea del 10,8 per cento.

Il secondo pilastro di questa strategia poggia sulla conferma dell’apprendistato duale, rilanciato dal Jobs act, che si ispira al modello tedesco che, come è noto, coniuga lavoro e formazione. I primi numeri della sperimentazione lanciata lo scorso anno dal ministero del Lavoro sembrano incoraggianti: i giovani inseriti nei percorsi “istruzione e formazione professionale” sono stati 21.297, le assunzioni con l’aprendistato di primo livello sono state 10.612, mentre 1.120 sono gli apprendistati di alta formazione e ricerca. La misura prevede un contributo fino a 3mila euro per il tutoraggio in azienda. L’esecutivo mira a stabilizzare l’apprendistato duale con un finanziamento annuo che dovrebbe aggirarsi tra i 40 e gli 80 milioni di euro.

Discorso simile pure per il terzo pilastro del piano lavoro-formazione 4.0, vale a dire gli Istituti tecnici superiori. Queste super scuole sono una realtà ancora di nicchia, gli studenti sono ancora poco meno di 8mila (in Germania sono 760mila, in Francia 529mila, in Spagna 400mila, nel Regno Unito 272mila), ma nonostante ciò l’82% di questi ragazzi trova lavoro dopo il diploma con punte fino al 96% nei vari territori. In questo caso l’obiettivo è quello di incrementare i fondi, rispetto all’attuale dotazione di 13 milioni di euro di finanziamento a livello statale.

«Il lavoro che cambia è la sfida che abbiamo davanti», per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Per la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli «ci sono competenze digitali da colmare». Cgil, Cisl e Uil chiedono un incontro ai ministri della Cabina di regia: la «complessità e trasversalità dei temi trattati richiedono un maggior coinvolgimento».

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