Crisi d’impresa, professionisti sotto pressione
Un passo significativo, certo. Eppure migliorabile. È partito, e si concluderà a giugno per 7 incontri complessivi, il corso dell’Associazione concorsualisti di Milano, con la collaborazione degli Ordini dei dottori commercialisti e degli avvocati, sulle linee guida (anticipate sul Sole 24 Ore del 29 gennaio) messe a punto dalla Procura e indirizzate ai curatori per la redazione della relazione sulle cause e circostanze del fallimento (articolo 33 della Legge fallimentare). Un corso che vede in campo anche i Pm e che pure dovrà servire a correggere alcuni aspetti critici. Per esempio, ricorda Roberta Zorloni, presidente dell’Associazione, «la procura, quando l’amministratore non si presenta richiede che l’istanza per l’accompagnamento coattivo sia accompagnata dal certificato di residenza. E qui già si parla di un soggetto che se non si presenta sarà difficile da rintracciare, ma poi i Comuni non sempre collaborano con i curatori. A volte è difficile fare capire la nostra funzione».
Più in generale Zorloni mette in evidenza l’alto grado di esigibilità che la Procura chiede ai professionisti in termini di ricostruzione della corretta situazione contabile: «ma questo solo raramente è possibile. La ricostruzione del quadro contabile per fallimenti complessi, con manager poco o per nulla collaborativi, non è affatto facile. Il fallimento “perfetto”, dove tutto immediatamente torna e la ricostruzione non presenta tratti di difficoltà è praticamente inesistente».
In termini di portata innovativa e di effettivo soccorso ai professionisti, Zorloni, mette in evidenza soprattutto il taglio pratico e operativo delle Linee guida, in particolare la capacità esemplificativa del capitolo dedicato agli abstract e alle casistiche comuni: i curatori avranno a disposizione uno strumento importante per potere incasellare le varie conodtte sospette nelle diverse fattispecie di bancarotta.