Adempimenti

Depositi carburanti «rompicapo»

di Celestina Dominelli

Non è un attacco alla nuova normativa, ma il tentativo di avviare un confronto per migliorare l’applicazione delle regole per i depositi fiscali di carburanti introdotti dall’ultima legge di bilancio. Ecco perché Assocostieri, l’associazione che riunisce le aziende operanti nella distribuzione primaria degli oli minerali, dei prodotti chimici, del Gpl e del Gnl, ha messo a punto sette proposte operative già portate all’attenzione del ministero dell’Economia, dell’Agenzia delle entrate e di quella delle Dogane. «L’auspicio - spiega al Sole 24 Ore il direttore generale di Assocostieri, Dario Soria - è che si arrivi a una semplificazione operativa delle norme attraverso un’ampia interlocuzione con tutti i soggetti interessati». Anche perché l’obiettivo che ha spinto il legislatore a intervenire - il contrasto dell’illegalità nel settore dei carburanti -, è ampiamente condiviso da Assocostieri che ha partecipato al tavolo ad hoc istituito presso il Mef.

Ora, però, sottolinea il documento dell’associazione, la trasposizione di questi orientamenti, con il ricorso a norme di difficile e complessa applicazione e a criteri perlopiù quantitativi «per identificare soggetti “a rischio illegalità”», potrebbe vanificare lo spirito originario. In sostanza, spiega Soria, «il rischio è che affidandosi prevalentemente a criteri dimensionali non si finisca per combattere l’illegalità ma si deformi il mercato costituito in gran parte da operatori medio-piccoli». Il dg di Assocostieri snocciola qualche esempio. «Attualmente - prosegue Soria - abbiamo 32 depositi sopra i 15mila metri cubi e un centinaio sopra i 3mila. Introducendo, con la precedente riscrittura dell’articolo 23 del Testo unico accise, una nuova soglia autorizzativa per l’attività di deposito fiscale, non più consentito al di sotto dei 400 metri cubi per il Gpl e di 10mila metri cubi per gli altri prodotti energetici, si produce una concentrazione del settore facendo passare il messaggio che solo i grandi operatori sono affidabili».

Nella prima delle sette proposte, l’associazione chiede pertanto di mantenere ai fini Iva i requisiti in base ai quali il deposito fiscale «è autorizzato, gestito e controllato dall’Agenzia delle entrate», senza una «immotivata discrasia applicativa» per gli operatori soggetti a una disparità di trattamento tra accisa e Iva. Sul fronte del cosiddetto “transfer stock” (la cessione dei prodotti durante la loro giacenza nei depositi), si sollecita poi un chiarimento. «Chiediamo di ribadire - sottolinea Soria - che per il prodotto non estratto né immesso in consumo ma venduto all’interno del deposito in sospensione d’accisa, la stessa vendita possa considerarsi anche in sospensione di Iva». C’è poi il tema del pronto recupero del credito Iva. Così come è congegnata, la previsione del versamento dell’Iva con modello F24 senza possibilità di compensazione per l’immissione in consumo di oli minerali dal deposito fiscale o l’estrazione dal deposito di un destinatario registrato, «genera un credito Iva enorme - osserva ancora il dg - i cui tempi di recupero sono molto lunghi rispetto al pagamento immediato dell’imposta sulle vendite con un enorme problema finanziario per i venditori». Occorre, dunque, trovare «una modalità tecnica» per il recupero all’atto della liquidazione periodica. Mentre si avanza la possibilità di un conto a scalare per la prestazione di idonea garanzia prevista dalla legge di bilancio. Soria rileva infine le difficoltà connesse al nodo della responsabilità solidale del depositario nel caso di incongruità della somma versata con F24 da parte del depositante. «Non possiamo sostituirci alla guardia di finanza - dice -. Per questo, proponiamo, sulla falsariga di quello che già accade per le accise, la possibilità di mettere a disposizione degli operatori una tabella informatizzata bloccante per gli F24 inferiori a un dato valore minimo».

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