Imposte

Famiglie, imprese e Pa: il decreto Aiuti finale arriva a 16,7 miliardi

Il Dl 50/2022 in «Gazzetta Ufficiale» dopo 15 giorni e due Consigli dei ministri. Nuove spese da 13 miliardi, sbloccati 3,7 miliardi (su 4,5) dei fondi fermati a marzo

Dopo due Consigli dei ministri e 15 giorni di gestazione il decreto Aiuti (Dl 50/2022) è arrivato in «Gazzetta Ufficiale» dopo aver risolto nel pomeriggio gli ultimi problemi di copertura. E nella sua versione finale è cresciuto di stazza, non solo nei suoi 59 articoli chiusi da due allegati tecnici ma soprattutto nelle dimensioni finanziarie: la spesa per quest’anno arriva a 16,7 miliardi, 12,96 per le misure di aiuto e il resto per lo sblocco dei fondi Mef congelati a marzo per il primo dell’ultima serie dei decreti energia, e sale a 37,35 miliardi su base pluriennale fino al 2034. anche per gli effetti che si allungano nel tempo prodotti dall’ennesimo intervento sul Superbonus.

Il conto è cresciuto prima di tutto per la pressione all’allargamento di diverse misure di aiuto, a partire dal bonus da 200 euro che nel secondo consiglio dei ministri è stato esteso ai titolari di reddito di cittadinanza e ai lavoratori stagionali. E questo lavorìo ha imposto vari supplementi d’indagine alla ricerca delle coperture. Oltre 9 miliardi arrivano dagli spazi fiscali messi a disposizione dal Def con la differenza fra il deficit tendenziale al 5,1% del Pil e il programmatico mantenuto al 5,6%; dal contributo straordinario sugli extraprofitti arrivano 6,5 miliardi grazie all’aumento dell’aliquota al 25%, un miliardo (più altri 5 nel 2023-25) è ricavato dal Fondo di sviluppo e coesione e 500 milioni sono stati trovati cancellando il fondo per l’autotrasporto creato nel decreto di marzo e oggi sostituito dal credito d’imposta.

Ma per chiudere il cerchio delle coperture alla fine è stato necessario rinunciare allo sblocco integrale dei fondi Mef congelati a marzo due decreti energia fa: alla liberazione di quelle risorse il decreto può dedicare ora 3,74 miliardi su quest’anno e 8,5 su base pluriennale, lasciando quindi nel congelatore 775 milioni per il 2022 e 10,588 miliardi fino al 2032.

Famiglie

Uno degli interventi chiave del decreto è sicuramente il bonus da 200 destinato a 31,5 milioni di persone per un costo da 6,3 miliardi. Ma l’erogazione dell’una tantum sarà automatica solo per lavoratori dipendenti, pensionati e titolari di reddito di cittadinanza con un reddito annuale lordo non superiore ai 25mila euro, che vedranno arrivare l’aiuto con la “mensilità” in pagamento a luglio. I disoccupati con Naspi e Discoll e i lavoratori domestici dovranno presentare domanda. Così come gli “autonomi”, che per conoscere la soglia di reddito sotto la quale scatterà il bonus dovranno anche attendere un decreto attuativo che i ministeri del lavoro e dell’Economia.

Tra le misure per le famiglie, figura infine l’estensione, anche per il terzo trimestre dell’anno, del potenziamento delle agevolazioni sulle bollette di luce e gas per i nuclei economicamente svantaggiati e per quelli in gravi condizioni di salute. Il rafforzamento varrà fino al 30 settembre con il tetto Isee per l’accesso al beneficio che è stato portato da 8.265 a 12 mila euro (o entro i 20mila con almeno 4 figli a carico). L’innanzalmento, poi, sarà retroattivo per il 2022.

In arrivo, poi, anche un fondo da 80 milioni nel 2022 per garantire un bonus per l’acquisto di abbonamenti per il trasporto pubblico locale, regionale e interregionale o per quello ferroviario: il buono, assicurato ai redditi inferiori ai 35mila euro, sara pari al 100% della spesa da sostenere e non potrà comunque superare i 60 euro.

Imprese

Nel pacchetto di aiuti alle imprese, il Dl prevede innanzitutto il rafforzamento del credito d’imposta riservato alle aziende, non gasivore, ma comunque segnate da un elevato esborso per l’acquisto del gas naturale (l’asticella sale dal 20 al 25%). Per i gasivori, invece, il contributo passa dal 20 al 25% e sarà retroattivo. Viene inoltre incrementato il credito d’imposta per le imprese dotate di contatori di elettricità di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kilowatt, diverse dalle energivore (dal 12 al 15%).

Sul fronte dell’energia, il decreto semplifica e velocizza l’iter per l’installazione di nuovi rigassificatori galleggianti con nomina di commissari ad hoc, deroga al codice degli appalti, esenzione Via e un fondo per le coperture da 600 milioni (30 milioni per ogni anno dal 2024 al 2043). Sono poi previste, tra l’altro, ulteriori misure per accelerare la messa a terra di nuovi impianti green con poteri di impulso di Palazzo Chigi (Affari regionali) per accelerare l’individuazione delle aree idonee e tempi più rapidi (con accentramento dei poteri sulla Presidenza del Consiglio) per i progetti sottoposti a valutazione ambientale di competenza statale.

Nasce un fondo da 130 milioni per le imprese industriali danneggiate dalla guerra in Ucraina, cui si aggiungono 20 milioni per le imprese agricole. Aumenta il credito d’imposta per le spese in formazione 4.0 per le micro e piccole imprese (dal 50 al 70%) e per le medie imprese dal (40 al 50%). Viene inoltre maggiorato il bonus per i beni immateriali 4.0, i software (dal 20 al 50%). Sul fronte dell’attrazione degli investimenti esteri, viene istituito uno sportello al ministero dello Sviluppo economico con un fondo da 5 milioni annui. Lo stesso ministero avrà il potere di indire direttamente la conferenza di servizi nel caso di inerzia di altri ministeri per investimenti produttivi superiori a 50 milioni (potere sostitutivo invece di Palazzo Chigi se mancano le autorizzazioni di Regioni ed enti locali).

Comuni e Pa

Ricco anche il pacchetto dedicato agli enti locali, che poggia prima di tutto sulla possibilità di applicare direttamente ai preventivi gli avanzi di amministrazione (valgono circa 3,5 miliardi) senza aspettare la salvaguardia degli equilibri a fine luglio. Anche gli amministratori locali hanno dovuto pagare qualche piccolo pegno alla revisione delle cifre nel provvedimento: come anticipato nei giorni scorsi, il fondo per sostenere i bilanci scende a 170 milioni (150 ai Comuni, il resto a Città metropolitane e Province) e i fondi extra per il Pnrr delle grandi città si attestano a 665 milioni ma partiranno dal 2023. I fondi sono distribuiti in base alla dimensione demografica delle cinque città interessate: il 42% (278 milioni) è quindi indirizzato a Roma, a Milano l’assegno vale 139 milioni, Napoli si attesta a 94 milioni, Torino a 84 e Palermo, salita da ultimo su questo treno grazie all’abbassamento della soglia demografica di riferimento, riceverà 67 milioni.

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