FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: autonoma organizzazione, contraddittorio, imposta di registro
Dall’autonoma organizzazione Irap all’obbligo del contraddittorio preventivo. Dall’imposta proporzionale di registro per il decreto ingiuntivo sul recupero delle fidejussioni pagate all’accertamento dello stato d’insolvenza per la società in liquidazione. La rassegna delle massime delle principali pronunce di Cassazione in materia tributaria e societaria depositate nella settimana dal 15 al 19 maggio.
ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO
Accertamento a tavolino sempre senza contraddittorio
Il contribuente non può invocare a suo favore la mancata instaurazione del contraddittorio preventivo se l’attività istruttoria dell’amministrazione che ha poi determinato la successiva emissione dell’atto impositivo è stata effettuata interamente a tavolino e comunque senza accesso alcuno presso i luoghi dove costui svolge la sua attività imprenditoriale o professionale.
■Cassazione, sentenza 12220/2017
Niente Irap per il commercialista collaboratore del Ced
Non paga l’Irap il dottore bommercialista che collabora con una società di servizi informatici e la utilizza per le incombenze burocratiche a differenza del professionista che fa parte dello studio associato.
■Cassazione, sentenza 12227/2017
Decreto ingiuntivo con imposta proporzionale per il recupero delle fidejussioni pagate
Va tassato con registro proporzionale il decreto ingiuntivo ottenuto dal fideiussore per il ricupero in via di rivalsa presso il debitore principale delle somme pagate a seguito del suo inadempimento. Da un lato, il fideiussore non fa valere corrispettivi soggetti ad Iva quando agisce presso il debitore principale una volta eseguito il pagamento garantito. Dall’altro, non si rende più applicabile il principio di alternatività Iva/registro perché pur avendo contenuto patrimoniale identico la sola operazione imponibile ai fini Iva è quella posta in essere dal debitore principale che si è esaurita all’atto escussione del garante.
■Cassazione, sentenza 12240/2017
Notaio responsabile per l’imposta principale ma non per la complementare
L’imposta di registro riliquidata dall’Amministrazione a seguito dell’accertata insussistenza dei presupposti agevolativi che hanno causato l’iniziale versamento in misura ridotta è qualificabile come imposta complementare e non determina alcuna responsabilità in capo al Notaio rogante, il quale rimane responsabile per la sola imposta principale.
■Cassazione, sentenza 12257/2017
SOCIETÀ E BILANCI
Diverso l’accertamento dello stato d’insolvenza per la società in liquidazione
L’accertamento dello stato di insolvenza della società posta in liquidazione non è uguale allo stesso accertamento effettuato nei confronti della società in attività. Intanto la società in liquidazione non ha l’obiettivo di restare sul mercato bensì quello di soddisfare i creditori sociali dopo il realizzo delle attività patrimoniali e quindi può non disporre della liquidità necessaria per soddisfare tutte le obbligazioni contratte. Poi spetta al creditore istante provare lo stato di insolvenza del debitore, che a sua volta può fornire la prova degli elementi impeditivi, estintivi e modificativi del fallimento richiesto.
■Cassazione, sentenza 12382/2017
Il Pm non partecipa all’udienza pre-fallimentare
Il pubblico ministero che richiede d’iniziativa il fallimento dell’imprenditore non è poi obbligato, al fine di scongiurare una condotta da cui può implicitamente dedursi la volontà di rinunciare all’istanza già presentata, a partecipare all’udienza pre-fallimentare perché è sufficiente che il ricorso sia stato ritualmente notificato all’imprenditore/debitore affinchè il giudice possa pronunciarsi.
■Cassazione, sentenza 12537/2017
Fallimento irrevocabile se il creditore istante desiste solo dopo la sentenza dichiarativa
La desistenza, ovvero la rinuncia del creditore istante a procedere a seguito dell’incasso del credito vantato per intervenuto pagamento del debitore, non è idonea, ex se, a determinare l’accoglimento del reclamo in opposizione presentato dallo stesso debitore per ottenere la revoca della sentenza dichiarativa, perché l’attualità dell’iniziativa assunta per il fallimento ad opera della parte privata o del Pm permane fino alla decisione del giudice adito.
■Cassazione, sentenza 12547/2017
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