Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: contraddittorio, notifica della cartella, appello incidentale

di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti e Gianni Rota

Dal contraddittorio obbligatorio anche per l’accesso breve alla doppia notifica per la cartella relativa ai debiti tributari sorti prima del fallimento. Dall’indeducibilità dei costi delle commissioni per i contratti di stock lending al passaggio dall’appello incidentale nelle ipotesi di soccombenza parziale. Senza dimenticare gli obblighi e i diritti del curatore fallimentare. La rassegna delle massime delle principali pronunce di Cassazione in materia tributaria e societaria depositate nella settimana dall’8 al 12 maggio.


ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO

Anche per l’accesso breve sessanta giorni prima di notificare l’atto impositivo
L’accesso breve nei locali dove il contribuente svolge la propria attività finalizzato all’acquisizione di documentazione, con rilascio da parte dell’organo ispettivo di processo verbale di accesso e richiesta documenti, impone poi all’amministrazione il rispetto dei sessanta giorni prima della notifica dell’atto impositivo anche quando la successiva attività istruttoria venga svolta «a tavolino».
Cassazione, sentenza 11471/2017

Cartella con doppia notifica per i debiti tributari sorti prima del fallimento
In caso di fallimento il debito tributario iscritto a ruolo va notificato tramite la cartella di pagamento sia al curatore sia allo stesso imprenditore fallito se il presupposto impositivo si è verificato prima della dichiarazione di fallimento del contribuente.
Cassazione, sentenza 11618/2017

È sempre cessione d’azienda la cessione totalitaria delle quote sociali
In caso di conferimento d’azienda con contestuale cessione, in favore di un socio della conferitaria, della totalità delle quote ottenute dal conferente, si configura un fenomeno unitario riconducibile alla cessione d’azienda per il quale, non sussistendo l’operazione elusiva, l’amministrazione non è neppure tenuta a provare l’esistenza dei presupposti dell’abuso di diritto.
Cassazione, sentenza 11667/2017

Il ruolo a titolo definitivo quantifica il risarcimento danni causato dall’Unico non inviato
Nella causa civile per responsabilità professionale promossa dal contribuente nei confronti del commercialista che ha omesso l’invio della sua dichiarazione fiscale, la quantificazione del risarcimento del danno può basarsi sull’importo iscritto a ruolo a titolo definitivo dall’amministrazione e relativo alla mancata impugnazione dell’accertamento notificato a causa dell’inadempimento del professionista.
Cassazione, sentenza 11751/2017

Indeducibile dal reddito d’impresa la commissione di intermediazione pagata per lo stock-lending
Non è deducibile nella determinazione del reddito d’impresa il costo della commissione pagata da colui che prende a prestito una partecipazione azionaria per mezzo del contratto di stock- lending (ossia il contratto che prevede il prestito di titoli contro pagamento di una commissione (fee) e contestuale costituzione da parte del mutuatario (borrower) di una garanzia, rappresentata da denaro o da altri titoli di valore complessivamente superiore a quello dei titoli ricevuti in prestito, chiamata collaterale, a favore del mutuante (lender) perché i dividendi incassati, come avviene nel contratto di usufrutto di azioni, sono già assoggettati a tassazione agevolata in misura ridotta pari al cinque per cento.
Cassazione, sentenza 11872/2017

Appello incidentale in caso di soccombenza parziale
L’eccezione di merito avanzata dalla parte processuale, comunque poi risultata vittoriosa per altri vizi dedotti nel ricorso introduttivo ma rigettata dal giudice di primo grado (soccombenza parziale), deve essere riproposta nel grado successivo esclusivamente con le modalità del ricorso in appello incidentale, dovendosi escludere la mera riproporzione per evitare la definitività della sentenza sul punto (giudicato interno), sempreché non sia censura rilevabile d’ufficio parte del giudice.
Cassazione, Sezioni unite, sentenza 11799/2017

SOCIETÀ E BILANCI

Il commissario liquidatore non ricorre in proprio per i beni aziendali entrati nel concordato preventivo omologato
Nel concordato preventivo omologato se un creditore agisce in giudizio proponendo una domanda idonea ad influire sulle operazioni di liquidazione e riparto del ricavato, il Commissario Liquidatore non può resistere autonomamente nel giudizio senza prima avere ottenuto l’autorizzazione del giudice delegato. Questo in quanto costui non dispone di legittimazione processuale concorrente rispetto a quella dell’imprenditore il quale, per il solo fatto che è in corso di svolgimento la procedura concorsuale, non è a sua volta privato della legittimazione processuale per le controversie relative ai beni dell’impresa
Cassazione, sentenza 11460/2017

Trattativa privata vietata durante il fallimento anche se autorizzata dal giudice
Anche quando viene autorizzata dal Tribunale fallimentare, la curatela non può mai disporre vendite a trattativa privata perché la vendita di beni senza incanto, pur prevista dalla norma se ritenuta più vantaggiosa dal giudice, non include qualsiasi tipo di vendita forzata effettuata senza il rispetto delle forme previste per l’incanto e obbliga comunque ad esperire una gara competitiva con adeguata pubblicità.
Cassazione, sentenza 11464/2017

Creditori frodati per magazzino realizzato a prezzi diversi rispetto a quelli concordati
Il realizzo da parte dell’imprenditore delle rimanenze di magazzino a condizioni differenti rispetto a quelle previste nella proposta del concordato preventivo poi omologato, ovvero attraverso il pagamento con cambiali tratte non accettate dal debitore anziché con mezzi normali di pagamento, reca pregiudizio alle ragioni del ceto creditorio ed integra così l’atto in frode ai creditori.
Cassazione, sentenza 11540/2017

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