FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: fallimento, case storiche, accertamento e società insolventi
Soggetto a fallimento l’imprenditore agricolo che abbia esercitato pro tempore un’attività commerciale in via prevalente. Immobili di interesse storico-artistico senza regime fiscale agevolato se utilizzati strumentalmente nell’esercizio d’impresa. Giudizio tributario riferito all’accertamento da redditometro con obbligo del giudice di preservare il valore presuntivo degli indicatori di capacità contributiva. Al proscioglimento in sede penale dell’imputato accusato di reati fiscali non consegue l’automatica estinzione della pretesa tributaria opposta innanzi al giudice tributario. Bancarotta per distrazione per la restituzione della società insolvente dei versamenti effettuati dai soci in conto capitale e bancarotta preferenziale se l’erogazione è avvenuta a titolo di mutuo.
Fallisce l’imprenditore agricolo che ha esercitato un’attività commerciale
È assoggettabile a fallimento l’impresa agricola che dismette l’attività commerciale prevalente quando l’istanza di fallimento è precedente alla dismissione. Una volta, infatti, che il giudice di merito abbia accertato il pregresso esercizio prevalente dell’attività commerciale, l’imprenditore agricolo resta comunque soggetto a fallimento nonostante la sopravvenuta cessazione della predetta attività commerciale.
● Cassazione, sentenza 5342/2019
Se l’immobile storico è strumentale e locato perde le agevolazioni fiscali
Non si applica il trattamento fiscale agevolato riservato agli immobili di interesse storico-artistico, così come previsto dall’articolo 11 della Legge 431 del 1991, se risultano strumentali nell’esercizio d’impresa e vengono concessi in locazione. Ciò perché l’agevolazione fiscale, che prevede ordinariamente l’assoggettamento a tassazione dei soli redditi fondiari è collegata ai rilevanti esborsi a cui il proprietario degli immobili deve far fronte per la manutenzione dei medesimi. Questo non si verifica, infatti, quando vengano utilizzati nell’esercizio dell’attività commerciale, attraverso la quale si possono già dedurre i predetti costi.
● Cassazione, ordinanza 5328/2019
Il giudice tributario non può “ignorare” i risultati del redditometro
In caso di giudizio tributario avente ad oggetto l’accertamento da redditometro il giudice tributario non può ridimensionare il valore probatorio degli indicatori di capacità contributiva individuati dall’amministrazione. Una volta accertata infatti la loro effettività fattuale, al giudice tributario è preclusa la possibilità di privarli del loro valore presuntivo ai fini della determinazione del reddito sintetico.
● Cassazione, ordinanza 5544/2019
Doppio binario penale e tributario per gli accertamenti “indiziari”
Anche se assolto con formula piena in sede penale l’imputato può essere ugualmente ritenuto responsabile fiscalmente dal giudice tributario su accertamenti basati su validi indizi, i quali, anche se pur insufficienti a sostenere l’accusa in sede penale, possono risultare adeguati, fino a prova contraria, nel giudizio tributario. Da una parte, nel processo tributario vigono i limiti probatori statuiti dal comma 4, articolo 7 del Dlgs 546 del 1992, e, dall’altra, sono ammesse le presunzioni semplici, di per sé sempre inidonee a supportare la pronuncia penale di condanna.
● Cassazione, ordinanza 5546/2019
Se la società è insolvente non si possono prelevare i soldi per darli ai soci
In materia penal-fallimentare l’amministratore della società insolvente, che effettua il prelievo di somme per la restituzione ai soci dei versamenti da questi operati in conto capitale, risponde in caso di fallimento del bancarotta fraudolenta per distrazione, perché le somme affluiscono in apposita riserva “in conto capitale” e non costituiscono credito esigibile se non al momento dello scioglimento della società e comunque nei limiti dell’eventuale saldo attivo del bilancio finale di liquidazione. Per contro, nel caso invece di restituzione delle somme erogate dai soci a titolo di mutuo, lo stesso amministratore risponde del reato di bancarotta preferenziale, perché le somme ricevute attraverso il mutuo devono sempre essere restituite ad una scadenza prefissata.
● Cassazione, sentenza 8431/2019
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