Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: notifiche, 5 per mille, azione restitutoria

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di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti e Gianni Rota


Ricorso con decorrenza dal giorno successivo al termine per il ritiro dell’accertamento notificato via posta. L’attribuzione del 5 per mille sfugge alla giurisdizione del giudice tributario in quanto non ha natura fiscale. In Ctp il ricorso contro il precetto quando la cartella non è stata correttamente notificata. Senza fallimento decide la sezione specializzata in materia d’impresa per l’azione restitutoria. Bancarotta documentale per l’imprenditore fallito che ha registrato fatture per operazioni soggettivamente inesistenti. Mancata tenuta delle scritture contabili senza prova automatica per la distrazione patrimoniale. Sono alcuni dei temi della rassegna delle massime relative alle principali sentenze in materia societaria e tributaria della Cassazione depositate nella settimana dal 23 al 27 ottobre.


I tempi del ricorso se l’accertamento è stato notificato via posta

Per l’avviso di accertamento per il quale il contribuente destinatario non abbia curato il ritiro presso l’ufficio postale competente entro dieci giorni dalla notifica della raccomandata informativa, il termine per la proposizione del ricorso decorre sempre dal giorno successivo a tale termine. Questo in quanto il termine di dieci giorni stabilito dal quarto comma dell’articolo 8 della legge 890/1982 è qualificabile come termine a decorrenza successiva e deve sempre essere computato secondo il criterio stabilito dal comma 1 dell’articolo 155 del Codice di procedura civile escludendo il giorno iniziale.

Cassazione, sentenza 25040/2017


Il giudice tributario non ha competenza sull’attribuzione del 5 per mille

La mancata iscrizione della Onlus all’elenco delle associazioni ammesse al beneficio del 5 per mille non è opponibile innanzi al giudice tributario, perché la quota del 5 per mille dell’Irpef incassata dall’Erario, per effetto della dichiarazione di volontà del contribuente, viene trattenuta non più a titolo di tributo erariale, bensì come somma per cui lo Stato si obbliga, quale mandatario ex lege, a corrisponderla ai soggetti indicati. Pertanto trattandosi di un diritto soggettivo perfetto in capo al soggetto istante va attribuita ratione materiae al giudice ordinario.

Cassazione, Sezioni unite, sentenza 24964/2017


In Ctp il ricorso contro il precetto per errori di notifica della cartella

Nel caso di cartella di pagamento non ritualmente notificata il successivo atto di precetto è opponibile congiuntamente alla prima innanzi al giudice tributario. Questo in quanto in materia di esecuzione forzata tributaria, la giurisdizione del giudice tributario intende sempre tutelare le situazioni soggettive poste alla base di essa, come avviene nel caso di opposizione all’atto di precetto viziato per omessa o invalida notifica della cartella di pagamento.

Cassazione, Sezioni Unite, sentenza 24965/2017


Sull’azione restitutoria senza fallimento decide la sezione-impresa

In assenza di fallimento le controversie relative all’azione restitutoria a tutela della postergazione nella restituzione dei finanziamenti erogati dalla società ai propri soci, intesa a scongiurare lo squilibrio finanziario dell’impresa, sono di competenza delle sezioni specializzate del Tribunale in materia d’impresa. Nel caso di restituzione da parte della società dei finanziamenti erogati dai soci nell’anno precedente alla dichiarazione di fallimento, infatti, la legittimazione all’esercizio dell’azione restitutoria spetta unicamente al curatore quale rappresentante della massa dei creditori perché trattasi di azione volta al ripristino del patrimonio della fallita.

Cassazione, sentenza 25163/2017


Bancarotta documentale se fatturate operazioni soggettivamente inesistenti

In caso di fallimento risponde di bancarotta documentale l’imprenditore che annota in contabilità fatture soggettivamente inesistenti perché, sul piano soggettivo, la configurabilità del reato, diversamente dal caso dell’occultamento e/o distruzione delle scritture contabili, fa leva sulla prova del dolo generico, mentre sul piano oggettivo sulla loro sostanziale inattendibilità anche in presenza di una regolare tenuta della contabilità.

Cassazione, sentenza 48765/2017


La mancata tenuta delle scritture contabili non basta a provare la distrazione

Il fatto che la mancata tenuta delle scritture contabili non consenta di ritenere provata la distrazione patrimoniale non può costituire prova del fatto che le scritture contabili non sono state tenute allo scopo di celare le distrazioni e recare pregiudizio ai creditori. Questo in quanto, in tema di bancarotta fraudolenta documentale, il reato richiede il dolo generico costituito dalla consapevolezza dell’agente che la confusa tenuta della contabilità possa rendere impossibile la ricostruzione delle vicende del patrimonio dell’impresa mentre, per contro, non è necessaria la specifica volontà di impedire quella ricostruzione.

Cassazione, sentenza 49210/2017


Bancarotta semplice per l’amministratore che non ha convocato l’assemblea

L’amministratore della società poi fallita, che ha omesso di adottare i provvedimenti necessari ad ottemperare all’articolo 2482-ter del Codice civile quali, ad esempio, la tempestiva convocazione dell’assemblea dei soci in presenza di una riduzione del capitale al di sotto del limite legale, è imputabile a titolo di bancarotta semplice. Questo in quanto la violazione dell’obbligo di tempestività recato dall’articolo 2482-ter del Codice civile è sempre ricollegabile alla malcelata volontà di tentare un’azzardata e inutile gestione ulteriore di una società senza porre in essere le salvaguardie previste normativamente quali forme di garanzia poste a tutela del ceto creditorio.

Cassazione, sentenza 49212/2017

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