Contabilità

Freno Ue sulle delocalizzazioni «abusive»

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Un freno alle delocalizzazioni facili solo per massimizzare il vantaggio fiscale. La Commissione europea interviene sul diritto societario con una serie di misure per armonizzare le regole tra gli Stati membri su trasferimenti, fusioni e scissioni delle imprese. Misure accompagnate, come spiegato dal primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, da nuove regole «per prevenire l’uso di soluzioni artificiose finalizzate all’elusione fiscale e ad altri abusi».

Da un lato, sulla scorta delle indicazioni della Corte di giustizia, si prevedono semplificazioni nei trasferimenti di sede tra i Paesi comunitari, anche nell’ottica di facilitare sempre più la libera circolazione all’interno del mercato unico. Dall’altro, però, le proposte in materia di conversioni e scissioni transfrontaliere di società prevedono interventi mirati ad aiutare le amministrazioni nazionali a contrastare gli abusi. I trasferimenti societari, infatti, dovranno fare i conti con le garanzie contro pratiche abusive finalizzate ad aggirare la normativa fiscale, compromettere i diritti dei lavoratori o gli interessi dei creditori o degli azionisti di minoranza. Secondo la proposta della Commissione, la società che intende delocalizzare sarà tenuta a informare i lavoratori dell’impatto della scelta di trasferimento. Questi ultimi potranno esprimere la loro opinione, che «dovrà essere presa in considerazione» dall’impresa e dallo Stato dal quale vuole trasferirsi. In ogni Paese - come riportato dall’agenzia Radiocor plus - ci sarà un’autorità competente a “vistare” il trasferimento. L’autorità dello Stato di partenza deve vigilare sulla legalità dell’operazione e verificare se la maggioranza degli azionisti l’ha approvata, se lavoratori, azionisti di minoranza e creditori sono protetti e se il trasferimento non è “artificioso” ai fini fiscali.

Ma la Commissione punta anche a semplificare gli adempimenti burocratici. Grazie alla registrazione online si stima un risparmio per le imprese Ue tra 42 e gli 84 milioni di euro l’anno grazie alla possibilità di registrare e presentare documenti in rete. Con l’inserimento del principio «una tantum» le aziende non saranno più obbligate a presentare più volte le stesse informazioni ad autorità diverse nel corso del loro ciclo di vita. Inoltre il patrimonio informativo sarà reso disponibile nel Registro delle imprese a tutti gli stakeholder.

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