Controlli e liti

Giustizia tributaria, si punta al coordinamento con le regole Ue

La norma sulla codificazione intende assemblare regole sparse nell’ordinamento. Un’occasione da sfruttare per dare efficienza alle disposizioni processuali

di Antonio Iorio

Nella bozza della legge delega sulla riforma fiscale, si fa riferimento marginalmente anche alla giustizia tributaria. E infatti una delle ultime norme del Ddl prevede una specifica delega per l’adozione di uno o più decreti per la codificazione delle disposizioni legislative vigenti per garantire la certezza dei rapporti giuridici e la chiarezza del diritto nel sistema tributario, inclusi l’accertamento, le sanzioni e la giustizia tributaria. A giudicare dal tenore della norma (la relazione illustrativa al riguardo non offre particolari spunti) si tratterà di un intervento volto ad assemblare le varie diposizioni sparse nell’ordinamento (necessità per la verità più avvertita in tema di accertamento che non per il processo tributario) e non a intervenire in modo incisivo sulle vigenti previsioni.

Tra i criteri direttivi di esercizio della delega, sono peraltro previste eventuali modifiche all’attuale normativa ma al solo fine di assicurare un coordinamento formale e sostanziale con le disposizioni comunitarie. In altre parole, e salvo modifiche, avverrà una “sistemazione” razionale delle vigenti disposizioni e, al più, vi saranno marginali ”aggiustamenti” ove dette disposizioni non siano allineate con l’ordinamento comunitario. Questa scelta, se dovesse essere confermata, lascia veramente molto perplessi sotto vari profili.

Sotto un profilo logico, è singolare la previsione di una riforma fiscale senza intervenire anche sull’efficientamento delle regole processuali; il miglioramento e la semplificazione delle norme sostanziali auspicato con il Ddl rischia, tra qualche anno, di infrangersi contro il sistema processuale rimasto immutato. Basti considerare i miliardi di euro attualmente oggetto di lite e l’intasamento della maggior parte delle commissioni tributarie (e della Cassazione) per comprendere agevolmente che l’annunciato successo della futura riforma fiscale non può che passare anche dalla riforma del contenzioso tributario.

Sotto un profilo più pratico, la decisione di non riformare processo e giustizia tributaria è poco coerente rispetto a una serie di iniziative intraprese di recente. Negli ultimi mesi era stata insediata una commissione interministeriale di riforma che ha proposto al termine dei lavori una serie di modifiche. Se lo scopo era di sistemare la legislazione vigente mal si comprende l’utilità della commissione.

Da considerare poi che da tempo, da parte di tutti gli “attori” del processo tributario (giudici, dipendenti delle commissioni, difensori, enti impositori e così via) si invoca una riforma delle vigenti regole. Ed infatti seppur prevedendo soluzioni e opzioni differenti, negli ultimi anni, si sono susseguite numerose proposte di riforma, sia sul ruolo dei giudici tributari, sia sulle modalità di svolgimento del processo.

A fronte di tutte queste istanze, la legge delega si limita a prevedere un modesto intervento di riordino delle disposizioni vigenti (al più, con qualche modifica secondaria in coerenza con l’ordinamento comunitario). Sarebbe peraltro singolare ipotizzare a breve una nuova delega sul riordino del processo tributario. Una simile scelta renderebbe priva di senso la norma del recedente Ddl peccando, quanto meno, di un palese mancato coordinamento. Escludendo che l’attuale decisione possa essere ascrivibile ad una dimenticanza o a una superficialità, sarebbe interessante conoscere le ragioni della mancata previsione della riforma del processo tributario.

Se poi si considera che, negli ultimi mesi, son state avviate le ben più impegnative riforme del processo civile e del processo penale ma non si riesce a riformare il processo tributario, sarebbe ancor più interessante conoscere chi sia interessato affinché la giustizia tributaria continui a esser amministrata e gestita secondo le vigenti regole sulla cui inidoneità (almeno apparentemente) sono tutti d’accordo.

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