I commercialisti: sul 110 sottostimato l’effetto positivo per l’Erario
Analisi della Ragioneria al ribasso: per ogni euro pubblico speso rientrano circa 43 centesimi
L’impatto finanziario del superbonus è stato fortemente sottostimato dalle relazioni tecniche che lo hanno analizzato. Arriva a questa conclusione lo studio pubblicato ieri dal Consiglio e dalla Fondazione nazionali dei commercialisti. I maggiori costi, rilevati a più riprese negli ultimi mesi, si sono tradotti in un ritorno per le casse pubbliche molto superiore alle aspettative.
La metodologia della Ragioneria generale dello Stato, secondo il documento, è caratterizzata «da stime eccessivamente prudenziali». I numeri elaborati dall’analisi dicono, invece, che «a fronte di un euro di uscita finanziaria pubblica in termini di crediti o detrazioni fiscali riconosciuti ai contribuenti, grazie agli effetti moltiplicativi in termini economici, ne ritornano 43,3 centesimi, così che il costo netto per lo Stato è pari a 56,7 centesimi».
L’elemento chiave dell’analisi dei commercialisti è che per il calcolo del maggior reddito prodotto e, quindi, per le maggiori entrate dello Stato, bisogna tenere conto «dell’intero effetto moltiplicativo della spesa aggiuntiva generata dal superbonus 110% e, soprattutto, dalla possibilità di optare per lo sconto sul corrispettivo e la cessione del credito».
In questo modo, viene stimata nel 2021 (l’anno preso in esame) una spesa aggiuntiva legata al superbonus pari a circa 28,3 miliardi, molto oltre il livello indicato dalla Rgs. Il costo per lo Stato (dato dall’effetto di detrazioni e crediti di imposta) è di 28,1 miliardi. Mentre l’effetto fiscale indotto (le maggiori entrate) è stato pari a poco più di 12 miliardi. Quindi, il costo netto per lo Stato, relativamente all’anno 2021, sarebbe pari a circa 16 miliardi. Secondo questo modello, l’effetto fiscale indotto (circa 12 miliardi) dagli investimenti correlati al superbonus è pari al 43,3% del costo lordo per lo Stato (28,1 miliardi). Il ritorno stimato è pari, quindi, a 43 centesimi circa per ogni euro speso, mentre nelle diverse relazioni è non più di cinque centesimi per ogni euro.
Ciò - spiega Salvatore Regalbuto, tesoriere del Consiglio nazionale con delega all’area fiscale che ha coordinato il gruppo degli estensori del documento - non va contro l’ipotesi di riduzione al 90%: «L’auspicio è che si possa rendere strutturale il superbonus, e in quest’ambito sono da accogliere favorevolmente gli interventi tesi a ridurre la percentuale di detrazione che, oltre a rendere più sostenibile la misura, innescano anche il necessario contrasto di interessi».
In questo quadro, è importante «che siano confermate le opzioni alternative per lo sconto in fattura e la cessione del credito. Altrettanto importante, infine, è che si giunga ad una profonda semplificazione del quadro normativo, preservando e valorizzando l’importante ruolo di garanzia svolto dai professionisti».