Adempimenti

«I correttivi web tax rischio per imprese e consumatori»

di Nicoletta Picchio

Il dibattito politico sulla web tax e le misure che si stanno studiando sono all’attenzione del mondo delle imprese. Alla vigilia delle modifiche annunciate a Montecitorio, con gli emendamenti alla manovra attesi per oggi, Confindustria ha espresso una sua preoccupazione: «I correttivi annunciati penalizzano le imprese più tecnologiche e riversano i maggiori costi sui consumatori finali», è stato messo nero su bianco in un comunicato diffuso ieri sera.

Secondo Confindustria «adeguare le modalità di tassazione all’era digitale è un tema prioritario che va affrontato con urgenza». Il tema quindi va affrontato: «Un sistema fiscale moderno deve - continua la nota - essere in grado di valorizzare le opportunità di crescita che il digitale offre per l'intera economia, perseguendo obiettivi di equità tra i diversi modelli di business».

Il mondo delle imprese è sempre più digitale, è la constatazione di Confindustria, e il business si muove sempre più frequentemente in una dimensione che valica i confini territoriali. «Nell’era della web economy e di Industria 4.0 la normativa fiscale vigente risulta obsoleta», sottolinea la nota di via dell’Astronomia.

D’altro canto «trattare il digitale, sotto il profilo fiscale, come un settore a sé stante rischia di non rappresentare correttamente la realtà economica».

L’argomento è già stato affrontato nel passaggio a Palazzo Madama della legge di Bilancio. «Le disposizioni approvate in Senato per riformare la tassazione dell’economia digitale - è il commento di Confindustria - costituiscono un primo tassello verso l’ammodernamento del sistema fiscale italiano che andrà in ogni caso coordinato con gli sviluppi in corso a livello internazionale e, in particolare, a livello europeo, onde evitare censure comunitarie».

Per quanto riguarda i correttivi annunciati a Montecitorio «che mirano ad ampliare il raggio di azione della nuova imposta» l’analisi di Confindustria è che «potrebbero, invece, compromettere le prospettive di sviluppo delle imprese italiane che producono o utilizzano le tecnologie digitali e riversare i maggiori costi sui consumatori finali».

La web tax uscita dal Senato prevede l’introduzione dal 1° gennaio 2019 di un prelievo del 6% sui ricavi delle prestazioni di servizi offerti dalle società che operano sulla rete. Rimarrebbero escluse dalla cedolare secca le transazioni sui beni e dunque l’e-commerce. Inoltre, per le imprese italiane e quelle che hanno stabile organizzazione, è previsto un credito d’imposta pari al prelievo pagato. Alla Camera si punta a rafforzare il principio della residenza in Italia e si sta valutando l’estensione della tassa piatta all’e-commerce, ma con un’aliquota ridotta fino all’1 per cento.

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