Imposte

I giganti del web si trasformano da accusati a spie fiscali

Con la revisione della direttiva Dac7 Google, Amazon e gli altri dovranno fornire al Fisco i dati degli utenti

immagine non disponibile

di Roberto Da Rin

L’idea sarebbe piaciuta a un regista della cinematografia neorealista. Un’inversione di ruoli, funzioni e responsabilità. I giganti del web, da molti anni, sono stati considerati dalle istituzioni europee i più grandi evasori fiscali a livello planetario. Oggi cambia tutto e proprio loro diventano “gli accusatori”, anzi gli spioni. Google e Amazon potrebbero, entro breve, comunicare i dati dei loro utenti al fisco. L’Europa trasformerebbe quindi i giganti del web in «collaboratori fiscali» per sorvegliare l’evasione di chi guadagna attraverso il web. Coloro che non si adegueranno potrebbero patire anche lo stop all’accesso al mercato. È quanto emerge dalla revisione della Direttiva sulla cooperazione amministrativa (Dac7), proposta a luglio dalla Commissione europea e approvata dai ministri delle Finanze dei Paesi dell’Unione europea. Il ministro dell’Economia e delle finanze italiano Roberto Gualtieri si è detto «soddisfatto per l’accordo Ecofin sulla Direttiva Dac7». Ha specificato che la direttiva genera «più scambio di informazioni e trasparenza sui redditi prodotti con l’intermediazione delle piattaforme digitali e più cooperazione tra autorità fiscali europee. Un importante passo avanti contro evasione ed elusione fiscale», ha scritto su Twitter.

La riunione dei ministri dell’Economia dell’Area Euro ha dato quindi il via libera alla proposta di Direttiva della Commissione europea. La nuova Direttiva sulla cooperazione amministrativa rafforza le regole di trasparenza fiscale della Ue, estendendo le procedure di scambio automatico di informazioni fiscali anche ai gestori delle piattaforme digitali. La Direttiva ha implicazioni importanti perché, oltre a Google e Amazon, anche Facebook, Instagram, Airbnb dovranno informare il fisco sull’identità di chi si arricchisce attraverso le proprie piattaforme.

La Dac7 garantirà che le amministrazioni fiscali ottengano in via automatica le informazioni sulle transazioni effettuate dagli utenti negli stati membri: i dati serviranno per contrastare evasione Iva, dazi e imposte sul reddito. Le piattaforme situate all’esterno della Ue dovranno registrarsi in uno Stato membro e dovranno inviare le informazioni a quest’ultimo (che le condividerà con gli altri stati membri). Arriveranno perciò pesanti sanzioni graduali in caso di mancato rispetto delle regole da parte delle piattaforme; fino alla sanzione massima che sarà la sospensione di accesso al mercato.

La proposta della Commissione Ue fa parte di un più ampio pacchetto fiscale che «mira a rafforzare l’equità, intensificando la lotta contro l’abuso, frenando la concorrenza sleale e aumentando la trasparenza», secondo quanto indicato dalla Commissione lo scorso 15 luglio quando ha presentato le misure. Le attività da segnalare sono varie e includono molti settori: l’affitto di beni immobili, la fornitura di servizi, la vendita di beni. Le informazioni da raccogliere includeranno le generalità dei venditori, incluso il codice fiscale o il numero di partita Iva, oltre ai dettagli degli importi pagati in ogni trimestre. Le piattaforme potranno segnalare i dati all’autorità fiscale di uno stato membro e quest’ultimo potrà scambierà le informazioni con gli altri Paesi Ue. La Commissione aggiornerà ulteriormente la Dac nel 2021.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©