Adempimenti

Il boom degli interpelli disorienta i contribuenti e sovraccarica il Fisco

Nel 2021 le Entrate hanno già pubblicato 344 risposte: una media 76,4 al mese rispetto ai 41,5 del 2018

Finora nel 2021 le Entrate hanno pubblicato 344 risposte a interpello. In pratica, 76,4 al mese. Nell’ultimo scorcio del 2018 – quando iniziò la pubblicazione – la media era di 41,5 risposte al mese. Il boom è alimentato dalle richieste di chiarimenti sulle norme anti-Covid e sul superbonus, ma è il risultato di una tendenza più vasta. E sta cambiando il panorama della documentazione che il Fisco mette a disposizione dei contribuenti. Il numero delle risoluzioni, infatti, ha avuto negli ultimi anni un andamento altalenante. Mentre le circolari – dopo le 36 del 2020 – quest'anno sono ai minimi storici: solo cinque, contando anche la 5/E di venerdì scorso.

IL TREND DEI CHIARIMENTI

Insomma, contribuenti e professionisti si trovano oggi di fronte a un diluvio di chiarimenti specifici. Faticano a restare aggiornati e non riescono a ricomporre un quadro organico di regole che vada oltre i casi singoli, peraltro spesso descritti per sommi capi nel «Quesito». D’altra parte, questa è proprio la funzione degli interpelli “ordinari” (regolati dall’articolo 11 dello Statuto del contribuente): affrontare situazioni specifiche e dare al cittadino la certezza che – se si uniforma – gli atti impositivi o sanzionatori difformi dalla risposta Fisco saranno nulli. Il tutto rafforzato dal meccanismo del silenzio-assenso: se l’Agenzia non dice di no entro 90 giorni, la soluzione prospettata dal contribuente è promossa. Al contrario, le risoluzioni e le circolari dovrebbero dettare “norme generali” (sia pure rivolte agli uffici).

A volte i criteri in base ai quali il Fisco sceglie quali interpelli rendere noti lasciano perplessi. Ad esempio, nei mesi scorsi sono state pubblicate risposte relative a norme non più vigenti in tema di contributo a fondo perduto e superbonus. E non è raro imbattersi in interpelli che ripetono lo stesso chiarimento già fornito qualche giorno prima o in istanze contenenti quesiti dall’esito tutto sommato scontato. Va detto, però, che la proliferazione delle risposte non dipende soltanto dalla volontà del Fisco di pubblicare molti chiarimenti, ma anche dalla mole di domande in arrivo. Per il solo superbonus – secondo i dati aggiornati a fine aprile – le Entrate hanno ricevuto 6.500 istanze, di cui 2.200 quest’anno, e ne hanno pubblicate 95: cioè l’1,5 per cento.

Non è un caso che l’Agenzia, nella circolare sui controlli (la 4/E del 7 maggio), abbia voluto ricordare gli esatti confini di questo istituto, per evitare domande inammissibili o presentate a sproposito. Sono escluse tra l’altro le istanze di tipo tecnico, come quelle sulla normativa edilizia o la regolarità urbanistica. E anche gli interpelli dei professionisti «che formulano quesiti di carattere generale, senza fare riferimento ad un caso concreto e personale» e senza indicare i dati del contribuente interessato.

L’impressione, insomma, è quella di trovarsi di fronte a uno strumento prezioso ed efficace, ma sempre più difficile da maneggiare. Sia per il Fisco chiamato ad affrontare le domande, sia per i contribuenti chiamati a districarsi tra le tante risposte.

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