L’attività della holding si desume dalle partecipazioni della subholding
Le partecipazioni detenute tramite la subholding definiscono, in trasparenza, se la holding “pura” svolge attività industriale o finanziaria ai sensi della nuovo articolo 162-bis del Tuir introdotto dall’articolo 12, Dlgs 142/2018 (decreto Atad) con decorrenza dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2018.
È questa la (condivisibile) risposta fornita dall’agenzia delle Entrate durante Telefisco alla domanda su come si applica la novità normativa a una holding che possiede solo partecipazioni in una subholding, la quale a sua volta detiene in prevalenza partecipazioni in società industriali e commerciali.
L’agenzia delle Entrate ricorda preliminarmente che l’articolo 12, comma 1, lettera d), del Dlgs 142/18 introduce il nuovo articolo 162-bis del Tuir che definisce la nozione di intermediari finanziari e di società di partecipazione ai fini Ires e Irap, identificando tre categorie:
● gli intermediari finanziari;
● le società di partecipazione «finanziaria»;
● le società di partecipazione «non finanziaria e assimilati» (cosiddette holding industriali).
Queste ultime poi, a seconda dell’attività esercitata, si possono ulteriormente suddividere in holding pure e in holding miste/operative, come anche individuate dai codici Atecofin (Ateco 64.20.00 - «Attività delle società di partecipazione (holding)» e Ateco 70.10.00 - «Attività delle holding impegnate nelle attività gestionali (holding operative)»).
Inoltre, i successivi commi 2 e 3 dell’articoli 162-bis indicano i requisiti oggettivi per individuare la tipologia di attività esercitata da una società di partecipazione, al fine di stabilire se la holding è finanziaria o non finanziaria (industriale); tali requisiti si basano sulla composizione prevalente dell’attivo patrimoniale della holding, risultante dall’ultimo bilancio approvato. Questa verifica dovrà essere effettuata annualmente.
Nel caso di una holding che possiede solo partecipazioni, in genere tramite una o più subholding, la verifica deve essere effettuata, con le descritte modalità, sia dalla holding, sia dalle subholding, sulla base degli stessi dati patrimoniali descritti nei commi 2 e 3 dell’articolo 162-bis del Tuir.
In questo caso, come risposto dall’agenzia delle Entrate, la holding dovrà in particolare avere riguardo alla composizione delle partecipazioni possedute dalla subholding, in quanto le prescrizioni del legislatore «al primo livello» della catena societaria non possono non valere per i successivi livelli e, quindi, per verificare se l’holding che possiede solo partecipazioni in una subholding sia un intermediario finanziario sarà necessario guardare alla composizione delle partecipazioni detenute dalla subholding. È un lavoro da svolgere con un approccio per trasparenza (look-through), che coinvolge in successione più soggetti (holding, subholding, partecipazioni in qualsiasi misura detenute, si ritiene, e quindi siano esse di controllo, collegamento o altro).
In materia, resta ancora da stabilire con precisione che cosa si intenda con «elementi patrimoniali intercorrenti» con le partecipate. Se su alcune voci non paiono esservi dubbi ( ad esempio, versamenti in conto capitale, crediti finanziari), su altre sussiste un margine di incertezza (ad esempio, crediti commerciali, crediti tributari da consolidato fiscale vantati dalla consolidante, cash pooling, immobili o altri beni immateriali, quali per esempio, marchi, rispettivamente concessi in locazione o in licenza a società partecipate).