L’obbligo di polizza professionale e la centralità dell’attenzione al cliente
L’obbligo generale di assicurazione per la responsabilità professionale è un portato della riforma del 2011/2012, dopo il dibattito sul ruolo del professionista nei confronti del consumatore - o, se si preferisce, del cliente - animato dall’Antitrust. Oggi la disciplina delle professioni prevede, come si diceva, l’obbligo di polizza e prescrive l’indicazione del contratto nel preventivo che il professionista deve consegnare al cliente. Nello stesso tempo il professionista è tenuto a illustrare al cliente la complessità dell’incarico così da collegare il prezzo richiesto non solo all’articolazione della prestazione ma anche al suo standing. Trasparenza e informazione sono le parole chiave anche sul versante della responsabilità professionale, di cui la polizza assicurativa (e il suo obbligo) rappresenta solo un “ombrello” per evitare di essere schiacciati dalle richieste di danni.
Il nuovo assetto legislativo delle professioni, cui ha contribuito in modo profondo l’Europa, ha messo in discussione la distinzione netta tra obbligazioni di mezzi e di risultato. La giurisprudenza, quella della Cassazione, ormai da anni ha sancito come il cliente giochi ad armi pari con il professionista nel contestare eventuali responsabilità e, di conseguenza, il risarcimento per danni patiti.
Questa “rivoluzione” si è riverberata anche sulla disciplina delle polizze, stabilendo prima l’obbligo e poi da ultimo, con la legge sulla concorrenza 2017, l’ultrattività decennale delle polizze, come risposta a eventuali danni derivanti dall’opera professionale che emergono a distanza di tempo dallo svolgimento della prestazione.