Controlli e liti

L’Uif chiede più collaborazioni con le altre autorità

immagine non disponibile

di Davide Colombo

Per una più efficace attività di prevenzione delle attività di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo l’Ufficio di informazione finanziaria (Uif) attivo presso la Banca d’Italia dovrebbe poter contare su una più fitta collaborazione con le altre autorità nazionali e internazionali e sulla possibilità di accedere direttamente alle informazioni raccolte nel corso di attività investigativa pre-giudiziaria. Aspetti operativi delicati e non risolti dallo schema di decreto legislativo messo a punto dal governo per completare il recepimento della quarta direttiva Ue e avviare l’attuazione della quinta direttiva. È quanto ha affermato il direttore dell’Uif, Claudio Clemente, nel corso dell’audizione che si è svolta ieri davanti a sei commissioni congiunte di Camera e Senato (Giustizia, Finanze e Politiche europee).

Il testo prevede all’articolo 12 che gli scambi di informazioni «in deroga al segreto d’ufficio» non possano avvenire con forze di polizia diverse dalla Dia o dal Nucleo speciale di polizia valutaria e neppure con altre autorità come l’Anac, le agenzie delle Dogane o delle Entrate. Un limite per Uif, che chiede una correzione per garantire un’operatività di prevenzione e controllo in linea con le regole europee e internazionali sull’antiriciclaggio. Altro appunto sollevato riguarda poi i limiti all’accesso a informazioni di carattere investigativo pre-giudiziario, motivato con il rispetto del «segreto investigativo». Un’incoerenza - secondo l’Uif - visto che allo stesso tipo di informazione, con l’autorizzazione della magistratura, può già accedere nell’ambito delle collaborazione con le altre Financial intelligence unit (Fiu) estere. Clemente ha consegnato ai parlamentari una serie di proposte correttive che fanno seguito alle collaborazioni tecniche sostenute sulla materia con il ministero dell’Economia.

Per mitigare i rischi nel comparto delle valute virtuali, il decreto impone il rispetto di obblighi antiriciclaggio a una serie di operatori oltre gli exchanger, come i gestori di portafogli digitali e gli emittenti di valute virtuali. Secondo l’Uif andrebbero imposti maggiori doveri informativi sulle attività sospette di soggetti che risiedono all’estero e che svolgono la loro attività in Italia «anche senza l’utilizzo di punti fisici per l’accesso ai prodotti o ai servizi offerti».

Nei casi di violazione più gravi - ha spiegato - dovrebbero essere consentite sanzioni drastiche, fino allo stop all’uso delle reti dei soggetti individuati. L’Uif - ha ricordato Clemente - ha visto quasi decuplicare la sua attività sul fronte della quantità e qualità delle segnalazioni raccolte e analizzate, pratica centrale dell’apparato antiriciglaggio e anti-terrorismo nazionale. Dalle circa 12mila segnalazioni del 2007, anno di nascita dell’ufficio, si è saliti alle circa 100mila degli ultimi anni, segnalazione che «vengono esaminate da Uif sotto il profilo finanziario e messe a disposizione del Nucleo speciale di Polizia valutaria, della Guardia di Finanza e Dia a beneficio delle successive indagini - ha sottolineato Clemente - e che sono alla base delle collaborazioni con la Dna, l’Autorità giudiziaria inquirente e con la rete delle Fiu estere». L’Uif conta attualmente su un organico di 150 addetti.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©