Controlli e liti

La Gdf intensifica i controlli sulle frodi alla pompa di benzina

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di Marco Mobili

La frode alla pompa di benzina è l’incubo dei vacanzieri di Ferragosto. Per ridurre le brutte sorprese, e in alcuni casi anche possibili danni, la Guardia di Finanza ha alzato l’asticella dei controlli nella campagna straordinaria avviata a inizio giugno e che terminerà il 15 settembre prossimo ( si veda Il Quotidiano del Fisco di ieri ).

Ad attirare le attenzioni delle Fiamme Gialle sono spesso i prezzi praticati dalle stazioni di servizio.

In molti casi, infatti, viene riscontrato il mancato rispetto degli obblighi di trasparenza e informazione dei prezzi applicati al pubblico che prevedono, tra l’altro, una corretta esposizione in modo visibile dalla carreggiata dei prezzi, il rispetto dell’ordine dall’alto verso il basso sulla cartellonistica e l’esposizione per ciascuna tipologia di carburante dei prezzi applicati in modalità non servito.

Dal prezzo ingannevole o nascosto il passo è breve per vere e proprie truffe nell’erogazione dei carburanti. La quantità erogata alle colonnine, secondo la stessa Gdf, richiede la verifica della corretta taratura dei distributori. In queste ultime settimane numerosi i casi accertati di erogazione di carburante in misura inferiore a quella che l’automobilista legge sulle colonnine e questo per la sostituzione delle schede elettroniche contenute nei display ovvero per la contraffazione dei “piombi” o dei sigilli apposti agli impianti per impedirne la manomissione.

Tra gli ultimi ritrovatati per truffare gli automobilisti scovati dalle Fiamme Gialle ci sono anche i telecomandi a distanza in grado di alterare in corsa il volume dei carburanti erogati lasciando correre la colonnina. Altre forme di truffa scovate dalle Fiamme Gialle sono la commercializzazione di carburanti di natura diversa da quelli dichiarati, con caratteristiche chimico-fisiche potenzialmente dannose per le autovetture da rifornire, e le vendite “sottocosto” dei carburanti, grazie ad articolati sistemi di frode all’Iva.

Uno di questi è quello fatto emergere a Napoli dove la Gdf ha scoperto un vasto traffico di carburanti di contrabbando che, in soli tre mesi, ha portato a un’evasione dell’accisa per oltre 17 milioni di euro. Nel caso scovato nel capoluogo campano tutto ruotava dietro a una società esterovestita - con sede oltreconfine, ma amministrata e totalmente operante in Italia - che importava dall’estero gasolio acquistato da società straniere con diverse navi provenienti dalla Spagna. Queste scaricavano il prodotto - in sospensione di imposta - presso il deposito fiscale del porto di Napoli di un’altra società.

Senza pagare l’accisa, il carburante veniva ceduto fittiziamente a società cartiere compiacenti che a loro volta presentavano false dichiarazioni di intento per simulare che il gasolio fosse stato importato legalmente. Successivamente scattava la fase della distribuzione del prodotto petrolifero – sempre solo mediante l’emissione di documentazione fiscale e di trasporto di comodo – ad altre società, i cosiddetti depositi commerciali. Il gasolio infine veniva commercializzato al dettaglio senza che per il prodotto fosse stata assolta l’accisa e rivenduto quindi a un prezzo inferiore rispetto alla media dei distributori stradali.

Sono stati sequestrati sei milioni di litri di gasolio di contrabbando al Porto di Napoli, un capannone nel quale erano stipati contenitori pieni di carburante di contrabbando e migliaia di euro in contanti.

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