La promessa sul contraddittorio e il rischio di dilazioni «fai-da-te»
Il sistema fiscale italiano continua ad essere afflitto da un grado di complessità troppo elevato. L’eccessivo numero di adempimenti, la macchinosità degli oneri amministrativi e la poca chiarezza nelle regole costituiscono punti nodali, sui quali si concentrano costantemente l’attenzione e la preoccupazione dei cittadini e delle imprese.
La semplificazione delle norme e delle procedure, soprattutto nel campo tributario, appare dunque essenziale per recuperare il ritardo competitivo dell’Italia e rendere possibile l’inizio di un nuovo cammino nella direzione della crescita economica smarrita. Vanno quindi accolti con interesse e speranza i tentativi di riforma, come quello del disegno di legge per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell’evasione fiscale, attualmente in discussione presso la Commissione finanze della Camera dei Deputati.
Al tempo stesso non si deve dimenticare che l’Amministrazione finanziaria ha il compito di fronteggiare il diffusissimo fenomeno dell’evasione e che, pertanto, nel giusto sforzo di semplificare il sistema non bisogna rischiare d’introdurre provvedimenti che possano mettere a rischio l’attività di recupero del gettito sottratto a tassazione. In particolare potrebbe essere opportuno valutare con cautela la norma dell’articolo 11 del disegno di legge, in cui si prevede l’introduzione del contraddittorio tra il contribuente e l’ufficio finanziario come fase endoprocedimentale obbligatoria in tutti i percorsi di controllo fiscale.
Questo momento di confronto tra Fisco e contribuente dovrebbe essere attuato in via preventiva rispetto alla formazione dell’atto impositivo. Va senz’altro riconosciuto che una disposizione con queste finalità andrebbe nella direzione dei princìpi espressi nello statuto dei diritti del contribuente, potrebbe aggiungere elementi di prova alle tesi su cui è fondato il recupero a tassazione e definirebbe in maniera più puntuale il percorso attraverso il quale l’Amministrazione tributaria individua l’obbligazione tributaria in capo al contribuente.
Andrebbero tuttavia considerati anche i rischi che la fase del contraddittorio possa far slittare i tempi dell’emissione dell’atto impositivo oltre i termini di prescrizione, tenuto conto del cronico arretrato con cui lavorano gli Uffici accertatori, ovvero, per evitare il problema, ampliare a favore del Fisco i già ampi termini per l’accertamento. Questa nuova fase, infatti, potrebbe “ingolfare” ancor di più l’attività di recupero del gettito con riflessi negativi sui risultati della lotta all’evasione fiscale.
Un altro aspetto da approfondire sarebbe quello contenuto nell’emendamento all’art. 3 del disegno di legge dove si prevede che eventuali richieste documentali effettuate dall’amministrazione per dati già in proprio possesso siano considerate inefficaci. Anche su questo punto si può commentare che la semplificazione e lo snellimento delle procedure dei controlli dovrebbero, forse, essere fondati su questioni sostanziali più che su aspetti formali che tendono ad aprire nuovi fronti di contestazione senza andare nella giusta direzione della valutazione equilibrata e corretta dei fatti.