Una
web tax
costruita sul patrimonio più importante dei cosiddetti over the top: i dati raccolti e i profili degli utenti delle grandi piattaforme sulla rete. Con un meccanismo di misurazione statistica dei consumi effettuati, una sorta di studio di settore dell’economia digitale. È questa la strada che si sta delineando per consentire al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al prossimo
G7 delle Finanze
in programma a Bari con una proposta italiana di sulla fiscalità digitale. Per Mauro Marè, consigliere economico del ministro, la crescita del peso della digital economy sul Pil dei principali Paesi sta facendo disperdere le basi imponibili. E non si possono adottare più i vecchi schemi della stabile organizzazione o ricorrere allo spettro penale per indurre i big del web ad accordarsi sul quando dovuto al Fisco per le operazioni effettuate sul territorio italiano. Un punto su cui concordano il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd) che, intervenendo al convegno «Imprese e fisco nell’era digitale» organizzato dalla Luiss Business School, ha rimarcato la «dicotomia insopportabile» in base alla quale «per la prima volta nella storia del capitalismo a un aumento del Pil non corrisponde un aumento del gettito fiscale: non era mai successo prima». Per questo, a suo avviso, «non è più giustificabile né un rinvio, né la logica del vediamo cosa fanno gli altri, né quella dell’agiamo tutti insieme». Quindi occorre un intervento legislativo all’unanimità, anche perché «questa Europa non approderà a nessuna conclusione».
Sulla web tax «dobbiamo ragionare con gli altri Paesi, non possiamo fare uno strappo in avanti come Italia», ha replicato Carlo Bonomi, presidente del gruppo tecnico per il fisco di Confindustria. «Dobbiamo essere competitivi in un mercato globale - ha aggiunto - il nostro obiettivo è aiutare per un nuovo modello fiscale ma bisogna stare attenti a come lo si pensa». Del resto, ha evidenziato Bonomi, «l’innovazione non si può osteggiare, è un fenomeno ineludibile. L’Italia deve colmare un gap di investimenti molto importante: dal 2008 al 2015 abbiamo perso il 28% degli investimenti. Il famoso piano
Industria 4.0
promosso dal governo cerca di dare una spinta, uno stimolo agli investimenti». Ma tutta la discussione sulla web tax va «orientata su come la ricchezza generata possa essere redistribuita - ha proseguito Bonomi - nell’ottica di una nuova formazione delle persone. In questo ambito, sarà importante coinvolgere il
terzo settore
, che giocherà un ruolo determinante».
L’attenzione per la crescita e l’attrazione degli investimenti resta alta sia da parte del Governo che delle Entrate. A ricordare le principali misure messe in campo è stato il direttore dell’Agenzia Rossella Orlandi, a cui Bonomi ha rivolto un appello per accelerare sulla chiusura delle 4.500 adesioni al patent box. Appello accolto dalla Orlandi che sulla web tax ha ricordato che le forme di tassazione vanno differenziate alle piattaforme, ai servizi resi e ai dati gestiti. E alla domanda sul sogno nel cassetto, il direttore ha chiesto «un attimo di tregua per una
riorganizzazione di tutte le norme fiscali
. Un testo unico o più testi unici, intesi però non come un collage, ma come una riorganizzazione sistematica delle differenti stratificazioni del Fisco italiano». Una sorta di pietra miliare per semplificare gli adempimenti.