Adempimenti

Le Entrate: stop alle imposte agevolate sul trasferimento di immobili ai fondi specializzati

di Alessandro Galimberti

Agevolazioni fiscali, come tali misure ad hoc, o regole di sistema stravolte in corsa? Sulle imposte di registro per il conferimento di immobili a fondi specializzati si sta scatenando la bagarre. Al di là degli stretti tecnicismi della vicenda, si tratta di una battaglia non di poco conto perché riguarda ingenti movimentazioni di proprietà, coinvolge enti importanti (tra cui i fondi pensione “storici”) e spiazza anche noti “player” internazionali attivi sul mercato immobiliare italiano.
Il caso nasce dalla risposta dell'agenzia delle Entrate all'interpello presentato da Assoprevidenza (n. 954-826/2015), reso pubblico dal richiedente (ma non pubblicato dall'Agenzia) sugli “sconti” tributari per il trasferimento della proprietà degli immobili a fondi immobiliari.

Fino ad oggi su questi passaggi, fondamentalmente di tre tipi, si paga l'imposta di registro in misura fissa (200 euro), che in alcuni casi comprende anche l'imposta ipotecaria e catastale, mentre in altri casi - quando a liberarsi dell'immobile è un fondo pensione, come gli impone la legge da 13 anni a questa parte – scende a 51,64 euro.
Secondo le Entrate il trattamento tributario di cui sopra però è “agevolativo” e come tale è stato abrogato da una legge di 7 anni fa (Dlgs 23/2011) integrata e circoscritta tre anni dopo da altri due provvedimenti (Dl 133/2014 convertito nella legge 164/14). In sostanza, i trasferimenti di immobili verso i fondi immobiliari dovrebbero essere tassati da quelle date (quantomeno dalla più recente) non più in misura fissa e agevolata, ma con imposte di registro in misura proporzionale e con le imposte catastali e ipotecarie applicate normalmente alle altre transazioni immobiliari.
A sostenere che, nel silenzio ufficiale dell’Agenzia, si sia formata una disciplina “settoriale” – e perciò “migliorativa” ma non agevolativa in senso stretto – c' è anche da qualche settimana la Commissione provinciale tributaria di Roma con la sentenza 1699 del 18 gennaio scorso, riportata dal Sole 24 Ore il 21 febbraio, ma nel ginepraio di norme e circolari – talvolta in contraddizione con le precedenti – la partita con l’erario resta apertissima, nella miglior tradizione. Tanto che la stessa Assoprevidenza nella circolare ai suoi associati assicura che queste tematiche «continueranno a formare oggetto di riflessione tecnica, con l’ottica di realizzare nuovi momenti di confronto dialettico con l’Amministrazione finanziaria e, se del caso, ottenere chiarimenti specifici ad opera del legislatore». Una fiducia encomiabile, visto il momento particolarmente liquido della fase politica dopo le elezioni del 4 marzo scorso.

L’esempio di compilazione

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