Controlli e liti

Legittima l’assenza di soglie per il reato di false fatture

di Antonio Iori0

La mancata previsione di una soglia penalmente rilevante nel delitto di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di falsi documenti fiscali, a differenza dell’altro reato di dichiarazione fraudolenta con altri artifici, non viola il principio costituzionale di uguaglianza e ragionevolezza in quanto la particolare capacità probatoria delle fatture e dei documenti analoghi, legittima una differente disciplina. A fornire questa importante interpretazione è la Corte costituzionale con la sentenza n. 95 depositata ieri

La pronuncia trae origine dalla decisione del Tribunale di Palermo di sollevare questione di legittimità costituzionale del disposto dell’articolo 2 del Dlgs 74/2000, che disciplina il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture e altri documenti per operazioni inesistenti, per disparità e quindi violazione al principio di uguaglianza e ragionevolezza, rispetto all’altro reato di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici (articolo 3). Mentre infatti la prima fattispecie, in presenza di indicazione in dichiarazione di un falsa fattura, non prevede alcuna soglia di punibilità, la seconda subordina la rilevanza penale a due distinte soglie: l’ammontare dell’imposta evasa (superiore a 30mila euro) e l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti a imposizione (superiore a 1,5 milioni), ovvero dei crediti e delle ritenute fittizie in diminuzione dell’imposta (superiore a 30mila euro). Secondo il Tribunale tale disparità sarebbe arbitraria, perché riguarderebbe fattispecie sostanzialmente identiche e speculari di frode fiscale: una attuata con l’utilizzo di false fatture, l’altra con altri artifici (operazioni simulate, documenti falsi ecc.).

La Corte costituzionale non ha condiviso le tesi del tribunale ed ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale. Secondo la Consulta, si tratta di una strategia legislativa che non può ritenersi manifestamente irragionevole o arbitraria, tenuto conto del particolare ruolo che la fattura assolve sul piano probatorio e della conseguente capacità di sviamento dell’attività accertativa degli uffici che comporta questa violazione.

La fattura ha un ruolo fondamentale sia nell’Iva, perché garantisce l’attuazione del principio della neutralità dell’imposta rispetto ai soggetti passivi, sia ai fini delle imposte dirette, costituendo lo strumento tipico attraverso cui il contribuente attesta il diritto alla deduzione di costi.

Nel delineato contesto, non può considerarsi arbitraria, secondo il giudice delle leggi, la scelta legislativa di riservare alla dichiarazione fraudolenta con false fatture un trattamento più severo – non sul piano non della sanzione, ma delle soglie di punibilità – rispetto a quello previsto per gli artifici (operazioni simulate, altri documenti falsi e mezzi fraudolenti) a supporto dell’altro delitto di dichiarazione mendace di cui all’articolo 3 del Dlgs 74/2000.

Corte costituzionale, sentenza 95 depositata il 18 aprile 2019

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