Controlli e liti

Liti fiscali, tornano ad aumentare i fascicoli pendenti in Cassazione

L'effetto del Covid-19 sulle definizioni da gennaio a novembre 2020. Basso impatto delle misure attuate per abbattere il numero di arretrati

Funzione giudiziaria a rilento alla sezione tributaria della Corte di cassazione. L’endemico sovraccarico di procedimenti fiscali torna a livelli allarmanti. Dal 1° gennaio al 30 novembre 2020, aumenta il numero delle pendenze, che passa da 52.537 a 53.465. Si tratta di un dato che, oltretutto, non tiene conto della grave flessione di sentenze (dunque anche dei ricorsi di legittimità) per lo stop imposto alle Ctr dalle limitazioni sanitarie, che avrebbe inevitabilmente innalzato ulteriormente il numero delle pendenze. Ma, cosa ancora più rilevante, crolla il numero di definizioni, con un -16% che incide pesantemente sulle attività della sezione.

I dati statistici

I dati dimostrano l’effetto che ha avuto la pandemia anche sulla sezione dedicata alle liti fiscali. Ma una analisi più ampia è in grado di svelare anche un altro aspetto: le misure adottate negli ultimi anni per snellire il carico tributario hanno avuto un lieve impatto sul numero di pendenze, tanto che continuano a rappresentare circa il 50% di quelle complessive del contenzioso civile.

Andiamo con ordine

Con il Recovery plan si intende arginare questo costante aumento attraverso un «intervento specifico – si legge nel piano – per lo smaltimento del contenzioso tributario pendente davanti alla Corte di cassazione». Per affrontare quella che è definita una «perdurante criticità» si prevede «che possano essere assegnati, in via straordinaria, magistrati onorari ausiliari in via temporanea e contingente alle sezioni tributarie della Corte, e per due cicli, al fine di abbattere l’arretrato endemico che appesantisce da tempo dette sezioni incidendo negativamente sulla performance di smaltimento di tutta la Cassazione». Ma tanto potrà bastare?

Guardando al passato sembra comunque possibile fare delle obiezioni.

È il 26 gennaio 2017 quando l’allora primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, solleva il bubbone della sezione. Parla di una mole di fascicoli monstre. Chiede che «il legislatore appresti un piano straordinario per l’abbattimento dell’arretrato». La situazione non migliora l’anno successivo. Al 1° gennaio 2018 risultano pendenti 52.276 fascicoli, che diventano addirittura 54.899 al 30 novembre. Le nuove iscrizioni, dunque, sono 11.720 mentre le definizioni sono molto meno, 8.869.

Ma è proprio nel 2018 che qualcosa di muove: il Dl 119/2018 apre le porte alla pace fiscale, con l’estinzione del giudizio. Non solo: con la legge di Bilancio 2018 si prevede il potenziamento della sezione con 50 nuovi magistrati ausiliari. Si attua anche una strategia interna: coassegnazione dei consiglieri provenienti da altre sezioni, creazione di una struttura di supporto all’attività di spoglio costituita da personale della Guardia di finanza e copertura d’ufficio dei posti in organico alla sezione rimasti vacanti per mancanza di richiesta. Effettivamente si registrano dei risultati positivi.

Le 54.475 pendenze del 1° gennaio 2019, infatti, scendono alle 53.392 del 30 novembre. Le misure influiscono nel crollo di nuove iscrizioni, pari a un -27% rispetto all’anno precedente, e aumentano le definizioni (e gli eliminati) del 10%. A conti fatti, però, pace fiscale e riorganizzazione portano una diminuzione dei pendenti di appena 1.083 procedimenti.

Ma è l’anno del Covid-19 a riacutizzare la crisi. Le misure restrittive hanno sicuramente influito gravemente anche sulla sezione tributaria della Cassazione, tanto che le pendenze invece di diminuire sono aumentate.

Il dossier sulla scrivania del primo presidente Pietro Curzio indica che i 52.537 pendenti del 1° gennaio sono diventati 53.465, registrando il -16% di definizioni rispetto al 2019. Basterà aumentare il numero di magistrati per abbattere quello che il governo definisce nel Recovery plan un «arretrato endemico»?

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