Controlli e liti

Manette agli evasori, dalla Camera segnali di sanzioni più leggere

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di Giovanni Negri

Comincia a mostrare qualche crepa il monolite delle manette agli evasori. E nella stessa maggioranza si diffonde la consapevolezza di un intervento per ammorbidirne alcune delle maggiori spigolosità. Buon termometro della situazione è quanto avvenuto ieri pomeriggio in commissione Giustizia alla Camera, dove è stato approvato, con i voti di Movimento 5 Stelle e Pd, il parere sul decreto legge fiscale all’interno del quale è inserita un’ampia rivisitazione del penale tributario. Riscrittura che si muove su 3 direttrici: inasprimento delle sanzioni, previsione della confisca per sproporzione e della responsabilità delle imprese per la frode fiscale.

Ora, il testo votato ieri chiede modifiche non banali perlomeno sui primi due versanti. Per quanto riguarda le sanzioni, sulle quali agisce sia l’aumento dei minimi e massimi sia la riduzione delle soglie di rilevanza penale, nel parere si dà atto in generale dell’opportunità di misure di rafforzamento della risposta penale e di razionalizzazione del sistema. Nello stesso tempo però è proprio quest’ultimo aspetto a presentare qualche ombra, perché il parere approvato ieri chiede di distinguere con maggiore precisione fattispecie da fattispecie, condotta da condotta.

Dove a fare da punto di riferimento dovrà essere quanto sottolineato la scorsa settimana al Sole 24 Ore dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: l’irrigidimento dovrà riguardare soprattutto i reati posti in essere da chi ha voluto sottrarre deliberatamente gettito all’Erario e non invece casi, sottolineava Bonafede, come quelli di omesso versamento dell’Iva o delle ritenute. La commissione Giustizia sollecita così un intervento che punti a ridurre il massimo della pena prevista per i delitti caratterizzati da una carica minore di disvalore sociale.

L’altro elemento finito sotto il faro della commissione è relativo alla estensione della possibilità di infliggere la misura della confisca per sproporzione anche per le infrazioni penalmente rilevanti alla disciplina tributaria. Previsione da subito contestata dal mondo delle imprese. Soprattutto per la sua possibilità di applicazione preventiva, attraverso il sequestro, ancora prima del giudizio di primo grado. La misura punta a colpire quei patrimoni dei quali il titolare non sia in grado di dimostrare la legittimità della provenienza, con una sorta di inversione dell’onere della prova, da tempo sperimentato nell’attività di contrasto alla criminalità organizzata.

Anche in questo caso una maggiore distinzione tra reati sarebbe importante. La confisca per sproporzione, infatti, dovrebbe essere riservata, chiede la commissione Giustizia, non alla generalità dei delitti tributari, ma soltanto a quelli caratterizzati da una condotta fraudolenta, dove è più evidente la volontà di aggirare la disciplina fiscale.

Un po’ come già adesso il decreto legge stabilisce sul versante del decreto 231. Qui la responsabilità a carico delle imprese per i reati commessi da propri dipendenti dai quali hanno tratto vantaggio è circoscritta al solo caso della dichiarazone fraudolenta.

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