Imposte

«Metropoli», i sindaci chiedono 200 milioni

di Gianni Trovati

I sindaci delle Città metropolitane chiedono 200 milioni di euro dal 2018 per «mettere in sicurezza» i conti zoppicanti dei loro enti, e il governo non sbatte la porta ma anzi apre all’avvio di un tavolo di confronto anche per risolvere le questioni rimaste appese sull’assetto degli ordinamenti locali.

Si può riassumere così l’incontro di ieri a Palazzo Chigi fra il premier Paolo Gentiloni e la nutrita delegazione di sindaci guidata dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, e dal coordinatore per le Città metropolitane, Dario Nardella. Sulle cifre il confronto è appena all’inizio, visti anche i margini stretti della manovra che saranno ribaditi oggi in audizione al Parlamento dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Ma un dato è certo: quello sugli enti di area vasta, Città metropolitane e Province, sarà uno degli snodi più delicati del capitolo che la legge di bilancio dedicherà alle amministrazioni locali.

Per scavallare il 2017 è intervenuta la manovrina, con la distribuzione di 72 milioni aggiuntivi alle Province e di 28 milioni alle Città metropolitane, 11,2 dei quali sono indirizzati a Milano dove i conti zoppicano di più (e dove sono riprese le occupazioni dell’aula consiliare da parte dei dipendenti a termine, precari come i bilanci dell’ente). Ma come confermano, al di là delle ovvie posizioni negoziali, le richieste avanzate ieri dagli amministratori, le cifre necessarie ad assestare il quadro e a evitare l’ormai consueto tira e molla sugli aiuti in corso d’anno sono più consistenti.

In attesa di incontrarsi sui numeri, governo e sindaci si dicono d’accordo sulla strategia, che prevede anche l’ormai inevitabile “tagliando” alla legge Delrio. Oltre al ripensamento di compiti e dotazioni finanziarie di Città metropolitane e Province, l’agenda impone di mettere mano all’obbligo di gestione associata delle funzioni fondamentali dei piccoli Comuni, sospeso da una proroga che dura ormai da otto anni.

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