Imposte

Versamenti forzosi, quadro VQ per il monitoraggio

di Matteo Balzanelli e Massimo Sirri

Per far emergere i crediti d’imposta cui il contribuente ha diritto una volta sanate le proprie pendenze in relazione ai debiti periodici non versati, le Entrate hanno privilegiato il monitoraggio nel modello dichiarativo dei versamenti “forzosi”. A tale esigenza è ispirato l’inserimento del quadro VQ nella dichiarazione Iva 2020. Per comprendere meglio la logica e il funzionamento di tale quadro, è bene fare “due” passi indietro.

Partiamo dalla dichiarazione per l’anno 2017 (modello Iva 2018). Anche se i debiti periodici relativi a tale annualità non erano stati versati, la compilazione del modello (rigo VL30) imponeva, seguendo rigorosamente le istruzioni fornite, di far entrare nel calcolo del credito dell’anno l’ammontare dell’imposta dovuta ancorché non versata. Ciò, sebbene astrattamente corretto alla luce del fatto che i debiti periodici emergono dalle comunicazioni delle liquidazioni periodiche e sono quindi subito riscuotibili dal fisco, portava alla bizzarra situazione per cui, anche a fronte di omessi versamenti periodici, la dichiarazione avrebbe potuto far emergere un credito annuale (nel rigo VL33), da trattare secondo le ordinarie regole. Le istruzioni della dichiarazione per l’anno successivo (anno 2018) hanno posto rimedio a tale anomalia, costringendo a eseguire il ricalcolo del credito Iva nei casi in cui introducendo nel computo il debito periodico dovuto, ma non versato, si sarebbe generato un saldo creditorio. Nel ricalcolo, pertanto, doveva tenersi conto solo dell’imposta versata, così che la soluzione dell’espressione algebrica utile a determinare l’importo da riportare al rigo VL33, evitava di evidenziare un credito d’imposta che, a ben vedere, era tale solo potenzialmente. Restava però da disciplinare con quali modalità si sarebbe potuto dare rilevanza a questo credito, una volta eseguiti i versamenti richiesti dall’erario (con avviso bonario o mediante cartella di pagamento). A quel punto, infatti, il credito da potenziale diviene effettivo e deve necessariamente rientrare in gioco.

Il principale scopo del nuovo quadro VQ è quello di dare evidenza ai crediti che i pagamenti eseguiti trasformano in crediti effettivamente maturati, permettendone il reinserimento nel “bilancio” della posizione fiscale dell’operatore. Nel contempo, il quadro permette di lasciare traccia, anno per anno, dei crediti che non sono stati ancora “liberati” e che mantengono la natura di crediti potenziali fino al momento del pagamento forzoso. In tal senso, sono le istruzioni per la compilazione della colonna 3 dei righi del quadro VQ.

La costruzione del modello, in ogni caso, evita che il credito derivante dai versamenti forzosi relativi a periodi d’imposta precedenti (colonna 7 del rigo VQ del relativo anno), da riportare nel rigo VL12, possa far chiudere la dichiarazione a credito se l’Iva dovuta dell’anno (da rigo VL3) supera l’ammontare di tale credito. Questo avviene però solo quando il credito maturato, sommato ai versamenti periodici eseguiti per l’imposta dell’anno cui si riferisce la dichiarazione, non pareggia l’Iva dovuta (da rigo VL3). La memorizzazione di tale credito maturato emerge dalla compilazione del quadro VQ negli anni successivi.

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