Nuovo rating per il Fondo di garanzia: il buon comportamento dà credito alle Pmi
Un elemento di innovazione nel nuovo modello di
Dopo aver esaminato i profili economico-finanziari (si veda il Sole 24 Ore del 4 agosto scorso), ci si occuperà ora di approfondire gli elementi del modulo andamentale. Va subito osservato che con l’introduzione di questo criterio si fa ancora più stringente l’esame della situazione bancaria dell’impresa candidata alle garanzie del Fondo. Oltre al tradizionale dato quantitativo proveniente dal bilancio ordinario d’esercizio contribuiscono alla determinazione del rating dati ed informazioni inerenti l’andamento del rapporto bancario dell’impresa, sul reperimento e gestione dei quali il professionista può svolgere un ruolo di primo piano, anche in riferimento alla necessità di sviluppare un attività di controllo della situazione finanziaria dell’impresa, tesa a determinare il reale fabbisogno aziendale in funzione degli strumenti di finanziamento adottati (o da adottare).
L’analisi andamentale è basata sull’osservazione del comportamento corrente dell’impresa e richiede la disponibilità di informazioni che consentano di cogliere con efficacia proprio i contenuti del comportamento suddetto.
Il set di informazioni andamentali è alimentato da due tipologie di dati: quelli relativi al credito accordato e utilizzato per i rischi a scadenza ed esposizione per cassa, forniti dalla Centrale dei rischi e quelli inerenti ai contratti rateali, non rateali e carte di credito forniti da uno o più Credit Bureau (es. Crif).
La Centrale dei rischi della Banca d’Italia sistematizza in un quadro organico di lettura l’insieme delle posizioni che l’impresa assume nei confronti degli intermediari creditizi e costituisce un potente strumento informativo, ancora scarsamente utilizzato da imprese e professionisti, indispensabile per predisporre domande di finanziamento coerenti con il profilo di rischio, nonché per valutare la struttura dell’affidamento ed il suo corretto utilizzo. Infatti conoscere quali sono gli elementi positivi (come l’ assenza di insoluti e richiami) e quali quelli negativi (per esempio la tensione nell’utilizzo del fido) nella gestione degli affidamenti può generare vantaggi strategici nella gestione finanziaria aziendale. In tal modo le azione correttive possono essere avviate a monte delle problematiche bancarie e non a valle, come di solito avviene. Tale opportunità viene ulteriormente rafforzata dalla possibilità di effettuare sul portale del Fondo simulazioni per verificare l’ammissibilità di un’impresa secondo il nuovo modello di rating.
La tavola mette in evidenza, allo stato attuale, l’utilizzo di due tipologie di variabili. La prima riguarda l’incidenza della quota di fido utilizzata dall’impresa sull’importo complessivamente concesso, in relazione a rischi non rateali per il Credit Bureau (fidi di conto, finanziamenti di anticipo su effetti o finanziamenti all’import/export) ed autoliquidanti (portafoglio commerciale, salvo buon fine, anticipazioni) e a revoca (aperture di credito in conto corrente per elasticità di cassa) per la Centrale dei rischi. L’indicatore può assumere un valore compreso tra lo 0% (assenza di utilizzo) ed il 100% (massimo utilizzo del credito): più il rapporto è alto, maggiore sarà l’utilizzo e minore la “riserva di indebitamento” ancora utilizzabile dall’impresa.
L’altra variabile è il dato Centrale dei rischi relativo al numero di mesi di eventuali sconfinamenti per cassa. Infatti dal primo gennaio 2012, le banche devono segnalare i crediti scaduti o sconfinati da più di 90 giorni. La segnalazione si genera solo in presenza di sconfinamenti “continuativi”: l’interruzione dello sconfino, anche per un giorno, determina l’avvio di un nuovo conteggio. Sulla tavola è possibile individuare le soglie di rischio in funzione di forma giuridica e fonte informativa.