Controlli e liti

Ocse, dalle voluntary emersi 85 miliardi

di Valerio Vallefuoco

La pubblicazione del rapporto del segretario generale dell’ Ocse ai capi di Stato del G20, redatto in prospettiva del vertice di Amburgo del 7 e 8 luglio, permette di fare un bilancio dell’attività dell’organizzazione internazionale nei diversi aspetti della fiscalità di cui si è occupata nell’ultimo periodo.

A che punto siamo? Sotto il profilo dello scambio di informazioni, il 2017 vedrà il primo scambio di dati tra i Paesi che hanno aderito al Common reporting standard (Crs) : sono stati già raggiunti accordi per quasi duemila scambi bilaterali tra 60 giurisdizioni sulle 101 che si sono impegnate ad aderire al Crs entro il 2018. Un indicatore indiretto dell’effetto del lavoro sul Crs è il successo dei vari programmi di voluntary disclosures adottati in più Paesi: secondo i dati presentati dall’Ocse, circa mezzo milione di persone hanno aderito ai programmi di voluntary negli ultimi 8 anni , con maggiori imposte per circa 85 miliardi di euro, comprendendo come sarà sempre più difficile occultare redditi e patrimoni all’estero.

Nella lotta contro l’elusione fiscale, il progetto Beps ha raggiunto una prima pietra miliare, con la firma lo scorso 7 giugno, da parte di 77 Paesi, della convenzione multilaterale per l’implementazione delle misure fiscali volte a prevenire le pratiche di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili. Ai lavori per l’implementazione di almeno 4 delle misure suggerite nelle 15 azioni del Beps (il minimum standard), condotti all’interno dell’Inclusive framework on Beps, partecipano 100 Paesi. Anche in questo campo i risultati iniziano a vedersi: risalta lo scrutinio, basato sul metodo delle peer reviews, di più di 120 regimi di agevolazione fiscale presenti in diversi Paesi, alcuni dei quali già in via di abrogazione o revisione. Alcune delle proposte del Beps iniziano ad essere adottate in via autonoma da diverse giurisdizioni: ad esempio, l’Unione europea, attraverso le Anti tax avoidance directive 1 e 2 e le modifiche via via apportate alla direttiva sulla cooperazione amministrativa, ha già disposto l’applicazione delle norme in materia di scambio di informazioni sui conti finanziari, secondo quanto previsto dal Common reporting standard, di country-by-country reporting sui dati delle multinazionali, di lotta all’evasione e all’elusione con modifiche alle discipline delle controlled foreign corporations, delle deduzioni degli interessi passivi e degli hybrid mismatches, solo per citarne alcune.

Quali sono gli obiettivi che l’Ocse per il prossimo futuro? Cruciale, per la lotta contro l’elusione e l’evasione fiscale è la diffusione delle pratiche contro base erosion and profit shifting tra i Paesi in via di sviluppo. Essenziale, a tal fine, è il lavoro che viene condotto all’interno dell’inclusive frameworks, anche attraverso programmi di sostegno a tali Paesi. Sotto questo profilo si attendono risultati concreti dai lavori condotti sul tema del beneficiario effettivo: come i Panama papers hanno dimostrato, lo scambio di informazioni sui conti finanziari può non essere sufficiente a contrastare l’evasione internazionale, se non si riescono ad individuare anche i reali proprietari di immobili e altre attività non finanziarie.

Una task force si sta occupando delle sfide che pone la tassazione della digital economy: un rapporto è atteso per il prossimo anno. Infine, i lavori sulla certezza fiscale: il rapporto pubblicato a marzo ha messo in luce come la certezza, in campo fiscale, sia decisiva per gli investimenti e la crescita. A tal fine è necessario che i Governi si attivino per ridurre l’incertezza in questa materia, ad esempio aumentando la chiarezza della legislazione fiscale e migliorando i meccanismi per risolvere le liti tra contribuenti e amministrazioni finanziarie, a livello nazionale e internazionale.

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