Partecipate, diritti del socio solo sospesi per i ritardatari
Gli enti pubblici che non adotteranno entro il 30 settembre il «piano straordinario» di razionalizzazione delle partecipate si vedranno sospendere i diritti del socio, ma non sono a rischio di sanzioni amministrative; queste ultime, fino a 500mila euro più l’eventuale danno erariale contestato dalla Corte dei conti, potranno scattare solo per la mancata adozione dei «piani di razionalizzazione periodica», cioè gli aggiornamenti annuali previsti dal 2018 in poi.
La sottolineatura arriva da una nota congiunta diffusa ieri da Anci e Utilitalia, per sbrogliare un intrico normativo che sta diventando di stretta attualità in vista della scadenza del 30 settembre. Entro quella data, le Pa dovranno approvare (con delibera di consiglio nel caso degli enti locali) la «revisione straordinaria» delle partecipazioni, prevista dall’articolo 24 del Testo unico (Dlgs 175/2014). Dal 2018, andrà invece effettuata ogni anno una «razionalizzazione periodica», pensata per evitare che la giungla torni a crescere dopo la prima applicazione della riforma. Solo in questo secondo caso, cioè a chi non approverà il piano entro il 31 dicembre 2018, si applicherà la sanzione.
Nella nota, Anci e Utilitalia fanno un passo in più, e sostengono che il blocco dei diritti del socio è solo una sospensione temporanea: l’adozione, anche ritardata, del piano straordinario, in sostanza, riattiverebbe gli ordinari strumenti di governance.