Professione

Per i consulenti tributari la nuova chance della certificazione

Con l’adempimento collaborativo commercialisti chiamati a “garantire” la correttezza dei comportamenti fiscali dei clienti per ridurre rischi e sanzioni

di Dario Deotto e Luigi Lovecchio

La certificazione fiscale come nuova opportunità professionale: il disegno di legge delega, appena trasmesso alle Camere, prevede in diversi punti il coinvolgimento di professionisti qualificati per l’adempimento collaborativo, anche nell’ipotesi di adesione delle imprese su base volontaria.

In primo luogo il Ddl rilancia, appunto, l’adempimento collaborativo (Dlgs 128/2015) per potenziare la compliance come strumento ottimale di gestione del rapporto tributario. In questo senso, si prevede la progressiva riduzione della soglia di ricavi al di sopra della quale è consentito l’accesso alla speciale disciplina di amministrazione del rischio fiscale con l’agenzia delle Entrate.

Si punta a incentivare misure organizzative volte, da un lato, a distribuire con chiarezza compiti e responsabilità nella gestione degli aspetti fiscali della vita dell’azienda e, dall’altro, a manifestare in anticipo scopi e obiettivi della politica tributaria dell’impresa. Si delinea, inoltre, l’adesione anche volontaria a questa compliance, che dovrebbe dunque prescindere dal raggiungimento della soglia di ricavi prevista. In supporto al monitoraggio delle Entrate, si prevede anche la possibilità di avvalersi di professionisti qualificati cui è attribuito il compito di “certificare” la correttezza di alcune scelte effettuate dal contribuente, in applicazione della normativa fiscale.

In particolare, la delega indica l’attenuazione delle sanzioni, fino a una totale disapplicazione, nei confronti di comportamenti, previamente individuati in modo puntuale, che siano per l’appunto certificati da professionisti, anche sotto il profilo della loro conformità ai principi contabili.

Sembra evidente il riferimento al principio di derivazione rafforzata, che è stato da ultimo esteso anche alle micro imprese, purché soggette a revisione contabile. In proposito, non va dimenticato che, in molti casi, i principi contabili ammettono una pluralità di comportamenti nelle appostazioni contabili delle voci del bilancio. Da qui, l’esigenza che la condotta concretamente attuata dall’impresa sia, in un certo senso, asseverata da un soggetto terzo. Nella stessa direzione va la previsione di «istituti speciali di definizione» del rapporto tributario, entro un arco temporale predeterminato, qualora i comportamenti tenuti dai contribuenti siano attestati da professionisti qualificati. In questo caso, il riferimento alla definizione appare più ampio, idoneo a includere non solo e non tanto forme di riduzioni delle sanzioni ma soprattutto modalità di “cristallizzazione” della fattispecie tributaria, in punto di determinazione delle imposte dovute. Emerge comunque la volontà di attribuire a queste figure professionali compiti di certificazione, ad elevata specializzazione, per fornire alle imprese un quadro di certezze adeguato alla gestione del rischio fiscale.

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