Professione

Professioni, Casse contro il «saldo e stralcio» dei debiti contributivi

di Federica Micardi

Cassa forense pronta ad arrivare fino alla Corte costituzionale contro il “saldo e stralcio”. Cioè contro il provvedimento introdotto dalla legge di Bilancio che consente a chi ha un reddito dichiarato ai fini Isee entro la soglia dei 20mila euro di “chiudere” il debito, anche contributivo, versando solo una parte del dovuto. Per i meno abbienti, questa parte è solo del 16%. E, per la Cassa forense, circa la metà degli iscritti (e quindi 120mila avvocati), dichiara un Isee sotto i 20mila euro, tra questo tra il 15 e il 20% sono in ritardo con i versamenti.

L’assemblea dei delegati, che si è insediata venerdì, ha votato una mozione in cui condanna questa norma per il metodo utilizzato, che non rispetta l’autonomia delle Casse, rileva che viene a crearsi una disparità di trattamento tra iscritti e anche tra Casse - perché sono interessate a questo “condono” solo quelle che si sono affidate all’agenzia delle Entrate (si veda il Sole 24 Ore di ieri) -, sottolinea il rischio per l’equilibrio finanziario degli enti di previdenza. «La legge consente alle Casse di fare condoni - ricorda il presidente di Cassa forense Nunzio Luciano - ma sempre sotto il vaglio dei ministeri di Lavoro ed Economia che, prima di dare il loro nullaosta, richiedono di quantificare l’impatto economico finanziario conseguente. In questo caso nessuno si è preso la briga di valutare l’impatto sull’equilibrio degli enti». Per Cassa forense, considerato che la norma esclude dal saldo e stralcio i contributi già accertati, il “costo” di questo condono si aggira intorno ai 100mila euro.

Da valutare poi le conseguenze di chi condona. Oggi pomeriggio è previsto un incontro in Adepp, l’associazione degli enti di previdenza dei professionisti, proprio per parlare di questo tema. Il presidente di Adepp, Alberto Oliveti, anticipa che «è prevalente il pensiero che chi meno versa meno riceve Il mancato versamento oggi avrà delle ripercussioni all’atto del pensionamento. Per i commercialisti il mancato versamento di una parte dei contributi comporta il mancato riconoscimento dell’annualità contributiva. Un’altra opzione è il “riscatto”dell’anno, e in questo caso si applica la riserva matematica e quindi l’importa da versare sarà molto più alto di quello attuale: da due a cinque volte i contributi annuali. In merito la legge rimanda ai singoli regolamenti ed ognuno prevede regole diverse (che potrebbero anche cambiare in futuro). Insomma un salto nel buio per chi aderisce. «Si innescherà un forte contenzioso - prevede Luciano - perché chi farà ricorso al saldo e stralcio chiederà il riconoscimento dell’anno».

Walter Anedda, presidente della Cassa dottori commercialisti, evidenzia la difficoltà di quantificare l’impatto di questa norma sull’ente che dirige: «Potrebbe essere di qualche decina di milioni come anche alcune centinaia; dipende dall’interpretazione che verrà data della norma. L’impatto sarà minore se si escludono i contributi accertati, ma a questo proposito mi chiedo cosa farà l’agenzia delle Entrate quando riceverà la richiesta? Contatterà la Cassa per sapere se si è già in fase di accertamento?»

Il presidente Oliveti qualche giorno fa ha sottolineato che questa norma andrà a danneggiare proprio coloro che intende tutelare. Ma, ricordiamo, solo se iscritti agli enti che si sono affidati all’agente della Riscossione (nel caso di Enpam, la Cassa dei medici guidata da Oliveti, solo fino al 2013 e solo per fondo quota A; nessuna annualità è invece condonabile per i consulenti del lavoro).

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