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Revisione legale, la pianificazione può ridurre i rischi in corso d’opera

Il revisore deve raccogliere elementi sufficienti e appropriati, ma anche valutare la concordanza di ogni nuovo elemento probativo con le evidenze ottenute

di Leonardo Cadeddu

Il principio di revisione Isa Italia 300 (paragrafi 7- 8) è dedicato all’attività di pianificazione della revisione. Obiettivo di questo documento è porre enfasi al ruolo fondamentale che l'attività di pianificazione riveste nell'intero processo di revisione.

Progettazione, organizzazione, indirizzo e definizione delle regole per raggiungere uno o più obiettivi sono sinonimi di pianificare; alla lettera queste attività sono chiare nel linguaggio comune, ma meritevole di approfondimento è la pianificazione nell’ambito della revisione ciò per molteplici sfaccettature tecniche e professionali.

In primo luogo, la pianificazione non è soltanto un momento prodromo e magari statico rispetto all’avvio del processo, piuttosto si tratta di un’attività “dinamica”.

La pianificazione è definita nella fase iniziale, ma può e normalmente accade, che venga rivista in itinere , durante l’intero processo.

Nella fase di pianificazione, vengono identificate e valutate aree di particolare criticità nel bilancio, vengono assegnate risorse qualificate agli aspetti più complessi e critici al fine di garantire supervisione e riesame del lavoro, garantire efficienza al processo in termini di tempi e strumenti, in sintesi, adoperarsi affinché sia garantita al meglio la gestione del rischio di revisione, nelle sue componenti.

Tali circostanze e caratterizzazioni del processo di pianificazione insite nell’attività di revisione legale dei conti, valgono sia nel contesto delle società di revisione di grandi dimensioni, sia nel contesto delle società di revisioni di medie e piccole dimensioni, ma anche nel caso di revisore legale dei conti, persona fisica, che portano a declinare la pianificazione secondo prospettive, sì, di proporzionalità aderenti alle dimensioni organizzative del revisore, ma sempre all’insegna della messa in atto di un vero processo di pianificazione che non deve mancare.

Non di rado, accade che in itinere emergano elementi nuovi sulle verifiche, che portino il professionista a rivedere il “sentiero tracciato”, rivisitando appunto la strategia di revisione, incardinando nuovi indirizzi e scelte che convergono in maniera più efficace ed efficiente all’obiettivo finale.

In quest’ottica possiamo affermare che la strategia di revisione è un’attività evolutiva, che accoglie mutamenti nella strategia durante l’intero processo, altresì ha un carattere di pervasività che “abbraccia" tutte le fasi del processo di revisione.

Quest’ultima riflessione conduce a ritenere che la strategia sia certamente la “stella polare” da seguire nell’avvio del lavoro di revisione, ma riflette andamenti suscettibili di cambiamenti di direzione, sulla capacità del professionista di permearla rispetto ad elementi nuovi che insorgano dal processo.

In ultimo, potremmo accogliere un ulteriore aggettivo, fortemente esplicativo di quanto sopra: la pianificazione è un’attività “osmotica", condiziona ed è permeata di tutti gli elementi conoscitivi iniziali e successivi rispetto al bilancio oggetto di indagine.

L’attività di pianificazione deve essere altresì ripercorribile e tracciabile; in questa accezione deve garantire a chi effettua supervisione e/o rivisitazione successiva del lavoro svolto, la capacità di valutare in maniera chiara gli elementi generali e di dettaglio che hanno guidato le risorse dedicate nello svolgimento del lavoro per raggiungere l’obiettivo.

La documentazione deve essere sufficiente ed appropriata a dimostrare la natura, tempistica ed estensione delle procedure di valutazione del rischio pianificate, nonché delle procedure di revisione conseguenti programmate.

La pianificazione del lavoro di revisione definisce da un lato le attività preliminari all’incarico di revisione e dall’altro identifica la strategia generale e il piano operativo.

Non va dimenticato, che la pertinenza di un processo di pianificazione, misura in ultima istanza, le competenze di chi la fa e del team di lavoro che le svolge.

Ridurre il rischio di revisione

Si è parlato di pianificazione come progettazione, organizzazione, indirizzo e definizione delle regole per raggiungere uno o più obiettivi.

Chi, prima di entrare in auto ed intraprendere un viaggio più o meno lungo, non lo organizza, controllando la cartina (una volta cartacea, oggi tramite una delle numerosissime app disponibili) per definire il percorso, ipotizzando l’orario di partenza per tenere in considerazione le previsioni del traffico ai diversi orari della giornata, in funzione del meteo e delle eventuali tappe intermedie che si è interessati a fare?

Ecco, con una similitudine molto semplice, se l’attività di revisione può essere vista come un lungo viaggio (del resto, un incarico di revisione legale si sviluppa in diversi mesi, nell’arco peraltro della ciclicità del mandato, triennale o novennale ed in cui l’apprendimento del revisore in qualunque forma esso sia organizzato è progressivamente crescente), prima di intraprenderlo è necessario ed indispensabile, procedere con la sua pianificazione.

E non solo perché lo chiede un principio di revisione, ma perché è fondamentale avere dei punti di riferimento, prevedere dove andare, quando fermarsi, eccetera. La pianificazione, quindi, permette di fissare l’obiettivo del viaggio, ovvero raggiungere la meta dell’emissione di una relazione di revisione corretta, riducendo il rischio di revisione a un livello accettabilmente basso.

Questo è possibile in quanto l’intera attività di revisione viene prevista nel suo svolgimento in modo generale, tramite la definizione della strategia di revisione, e successivamente declinata nel dettaglio in un piano di revisione, in cui definire le caratteristiche in termini di natura, tempistica ed estensione delle procedure che si reputa necessario svolgere per l’ottenimento dell’assurance adeguata all’emissione del giudizio sul bilancio oggetto di revisione.

La stesura di strategia e piano di revisione permettono, quindi, di definire l’ambito di azione del team di revisione (o del revisore), in una fase che, a livello operativo, risulta “meno calda” rispetto alle settimane che precedono la chiusura del lavoro e l’emissione della relazione di revisione.

Fondamentale, in questa attività, risulta essere il ruolo dei membri più esperti del team , in quanto quel viaggio l’hanno già fatto tante volte e quindi l’esperienza permette loro di pianificare le procedure più adeguate ad ottenere l’assurance desiderata, ma anche di pensare alle eventuali procedure alternative da svolgere nel caso le procedure inserite nel piano di revisione non possano essere svolte (ad esempio, mancata possibilità per causa di forza maggiore di assistere ad un inventario) o non diano il risultato desiderato (ad esempio, mancata risposta alla lettera di conferma inviata ad una controparte terza).

Le eventuali modifiche

L’avere una mappa con procedure previste e livello di assurance desiderato permette di affrontare in modo più semplice e meno frenetico l’eventuale imprevisto che in un processo così lungo e articolato può sempre presentarsi.

La chiarezza assicurata da una buona pianificazione in termini di assurance richiesta alle procedure previste, di asserzioni da coprire, di evidenze probative da raccogliere permette di minimizzare le inefficienze causate dal dover prevedere modalità alternative per ottenere il medesimo livello di assurance previsto dalla strategia e dal piano di revisione.

E anche in questa attività risulta fondamentale il ruolo dei membri più esperti del team, che hanno sicuramente già affrontato questo tipo di situazioni, per minimizzare l’inefficienza che necessariamente accompagna la modifica di un piano e massimizzare l’efficacia delle nuove procedure previste nel piano di revisione.

Quest’ultimo passaggio, ma anche il precedente riferimento alle procedure alternative, evidenziano un’ulteriore, fondamentale caratteristica della pianificazione: l’essere una fase dinamica, in continua evoluzione e “adattamento” a quanto riscontrato nel corso delle procedure via via svolte nel processo di revisione.

L’ottenimento di ogni nuova evidenza probativa non fa che confermare o mettere in dubbio tutto quanto fatto fino a quel momento.

Il revisore, nell’ambito della propria attività, deve raccogliere sì elementi sufficienti e appropriati (Isa Italia 500, paragrafo 6), ma anche valutare la concordanza di ogni nuovo elemento probativo con le evidenze ottenute fino a quel momento.

E, se gli elementi raccolti sono discordanti, impongono al professionista di valutare modifiche al piano ed eventualmente anche alla strategia di revisione, quindi una modifica alla pianificazione.

Se in un viaggio in auto a due incroci successivi si trovano indicazioni divergenti, ci si ferma e si valuta quale strada prendere per raggiungere la meta nel modo migliore possibile.

Questo articolo fa parte del nuovo Modulo24 Revisione e Crisi d’impresa del Gruppo 24 Ore. Leggi gli altri articoli degli autori del Comitato scientifico e scopri i dettagli di Modulo24