I temi di NT+Modulo 24

Riforma fiscale, primo obiettivo: recupero di certezza e credibilità

Necessario realizzare una riforma complessiva che ristabilisca la credibilità dell’intero sistema tributario

di Dario Deotto

La riforma del processo tributario, all’interno del più generale progetto di riforma fiscale, molto probabilmente non produrrà effetti pratici e concreti e altrettanto probabilmente non dovrebbe essere la priorità. Con un rapporto fisco/contribuente deteriorato alla radice per responsabilità politiche, autorali e accademiche, è necessario realizzare una riforma complessiva che ristabilisca la credibilità dell’intero sistema tributario.

Oramai è quasi una certezza. Nell’ambito dell’agognato progetto di riforma fiscale, ci sarà un intervento legato al processo tributario. Quale sarà questo intervento ancora non è dato saperlo: ma è facile ipotizzare che alla fine si giungerà ad un testo dove prevarrà il “doroteismo fiscale”e che, quindi, agli effetti pratici, si tratterà di una “riforma”che non muterà granché l’attuale stato dell’arte del contenzioso tributario.

Ma quello che è giusto chiedersi è se, davvero, la riforma del processo tributario (al di là dell’esito che abbiamo “preconizzato”) rappresenti la priorità della fiscalità italiana. Con questo senza nulla togliere ai meritevoli intenti di chi vorrebbe una giustizia tributaria “professionalizzata” e affrancata dal Mef.

Il fatto è che il processo rappresenta soltanto l’epilogo del complesso rapporto tra Fisco e contribuenti, il quale (rapporto) risulta “deteriorato”già alla radice.

Quali le ragioni? Da tempo indichiamo come principale causa dell’attuale “nichilismo tributario” il fenomeno - tutto italiano - della supremazia della prassi, senz’altro più “predisposta”a garantire - costi quel che costi - le entrate tributarie.Questa (raggiunta) supremazia è dipesa da molteplici fattori.

Il primo - senza ombra di dubbio - deriva dall’assenza della Politica. Il Parlamento oggi svolge essenzialmente una funzione da “notaio”. Vota solo “fiducie”o “decreti leggi”, che nella materia tributaria provengono quasi sempre dagli apparati tecnici volti a reperire entrate, “costi quel che costi”, come si è riportato inizialmente.

Poi, indubbiamente, va annotato che molti “attori”delle vicende fiscali hanno ripiegato su un ruolo più - per così dire - di “comparsa”. Ad esempio, molti professionisti del settore tributario sono divenuti (inconsapevolmente?) degli “ausiliari”dell’amministrazione finanziaria, perdendo di vista le loro prerogative professionali.

Anche la pubblicistica (così come la convegnistica) ha avuto un ruolo in tutto questo, visto che molte volte gli autori concludono i loro interventi chiedendo lumi all’Agenzia delle Entrate. E, chiaramente, quest’ultima risponderà avendo a cuore la sua finalità primaria: quella di assicurare il gettito.

Anche l’Accademia ha probabilmente delle responsabilità: non ha più - innegabilmente - quel ruolo di “guida”di qualche decennio fa. In tutto questo - certamente - va riscontrato che la giurisprudenza di legittimità negli ultimi tempi (da almeno circa un decennio) risulta essere molto (più) attenta alle esigenze dell’erario e del fisco, senza contare che i giudici della quinta sezione della Cassazione, incaricata di esaminare le pratiche tributarie, risultano magistrati che quasi sempre si sono occupati d’altro, e che a un certo punto, si ritrovano fra le mani questioni tributarie.

Sicché quello che si vuole riportare è che la fiscalità avrebbe bisogno di un complessivo disegno di riforma, dove senz’altro inserire anche la revisione del processo tributario, ma che, indubitabilmente, abbia come disegno generale quello di ripristinare la credibilità del sistema tributario. Credibilità che rappresenterebbe anche la migliore “medicina”per contrastare l’evasione e ridurre, parimenti, lo stesso contenzioso tributario.

Ma, forse, a ben guardare, conviene a molti “attori” (veri o presunti) delle cose fiscali che quest’ultime non mutino più di tanto, se non con misure più di “facciata”, come probabilmente - anche qui si “preconizza”- saranno quelle della prossima riforma fiscale.

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