Controlli e liti

Riforma della giustizia tributaria, la pace fiscale riparte dalla Cassazione

Via libera del Senato alle regole su processuali e di giurisdizione. Voto finale dell’Aula di Montecitorio atteso per il 9 agosto. Più responsabilità sui funzionari delle Entrate che respingono la mediazione.

La riforma della giustizia tributaria supera lo scoglio del primo esame parlamentare al Senato (166 voti favorevoli, 7 contrari e 16 astenuti) per approdare alla Camera, dove il via libera finale dell’Aula è atteso per martedì 9 agosto. Mentre sulla delega fiscale la partita è stata rinviata («le forze politiche si sono impegnate a votarla il 7 settembre» ha sottolineato il premier Mario Draghi).

Tornando alla giustizia tributaria, la (non semplice) ricerca di equilibri da parte dei presidenti delle due commissioni competenti di Palazzo Madama - Luciano D’Alfonso (Pd) per la Finanze e Andrea Ostellari (Lega) per la Giustizia - ha portato a modifiche sostanziali rispetto al Ddl presentato dal Governo nel quadro generale delle riforme per il Pnrr. A fare notizia è soprattutto la sanatoria per i giudizi pendenti in Cassazione. Una definizione agevolata articolata su due livelli: si paga il 5% per le liti fino a 100mila euro in cui le Entrate hanno perso integralmente per due volte nei precedenti gradi; si paga, invece, il 20% per i contenziosi fino a 50mila euro in cui l’Agenzia sia risultata soccombente (in tutto o in parte) in uno dei gradi di giudizio di merito. Un meccanismo che dovrebbe portare a dimezzare le attuali pendenze tributarie alla Suprema corte: si stima un taglio di 23mila liti (l’approfondimento). La domanda di adesione alla sanatoria dovrà essere presentata entro 120 giorni dall’entrata in vigore dalla norma. Per la definizione agevolata si terrà conto di eventuali versamenti già effettuati in pendenza di giudizio, fermo restando le aliquote del 5% o del 20% a seconda della situazione. Ma non scatterà la restituzione delle somme già versate anche se eccedenti rispetto a quanto dovuto per la definizione.

Oltre alla sanatoria per il passato e alla sezione specializzata di legittimità per il futuro, va segnalata la spinta alla mediazione tributaria e al reclamo. Da un lato, si prevede il pagamento delle spese di giudizio a carico di chi non aveva accettato le “condizioni” dell’istituto deflattivo che precede la fase giudiziale. Dall’altro, la condanna alle spese può diventare rilevante per l’eventuale responsabilità amministrativa del funzionario del Fisco che ha immotivatamente rigettato il reclamo o non accolto la proposta di mediazione. Oltre a questo, sottolinea il relatore Luciano D’Alfonso, «sono introdotti elementi di civiltà giuridica già sperimentati in altri ambiti: la prova testimoniale, la prova in capo all’amministrazione fiscale, la premialità per i contribuenti leali». Premialità che si materializza con l’esonero da garanzia per la sospensione giudiziale per le partite Iva con un «9» nella pagella fiscale per tre anni.

«Agevolazioni per ridurre il carico dei ricorsi pendenti in cassazione, inversione dell’onere della prova a vantaggio del contribuente e, finalmente, introduzione della prova testimoniale nei processi tributari, che finora non esisteva» sono alcuni dei punti qualificanti per l’altro relatore Andrea Ostellari.

Mentre Andrea de Bertoldi (Fratelli d’Italia) sottolinea il lavoro svolto per l’emendamento (poi sostenuto anche da altre forze politiche) che consente di accedere ai laureati in economia al concorso a giudice tributario. «Una scelta di assoluto buon senso» per il presidente dei commercialisti, Elbano de Nuccio. Scelta con cui si rafforza, secondo de Nuccio, la spinta «alla specializzazione del giudice tributario che è uno dei capisaldi di una riforma che giudichiamo fondamentale».

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